Viaggio a Marrakech cosa fare in 15 giorni

VIII° giorno: In giro per Jaipur prima della partenza in treno per Udaipur

Sveglia col sole di buon mattino per visitare, in solitaria, l’area contigua al lago Man Sagar, posto di fronte all’Hotel.
Attraverso la strada, e percorrendo un comodo e lungo marciapiede, mi avvicino al Jal Mahal. Il Jal Mahal o Palazzo d’acqua, è un altro capolavoro di Jaipur, costruito nel XVIII ° secolo, per volere del Marahaja Jai Singh II. Il Palazzo, in arenaria rossa e in stile prevalentemente Rajput, è in gran parte sott’acqua. Solo il piano terrazzato con giardino, affiora dalle acque. Il giardino presenta 4 strutture a cupola, in stile tetto del Bengala (Tibari), e 4 padiglioni classici dell’architettura indiana, con cupola sorretta da colonne e archi (chattris). Dopo lavori di ristrutturazione, il Palazzo presenta il classico colore giallo paglierino. Naturalmente la visione di questo splendido Palazzo, nelle acque placide del lago Man Sagar, sullo sfondo delle colline Aravalli, è una delizia per i fotografi. Il lago Man Sagar è, inoltre un santuario per il birdwatching. Camminando fin dove è possibile, attorno al lago, si possono ammirare diverse specie di uccelli, anche in stormi, in un bel contesto naturale, purtroppo non sempre rispettato.

Ritorno in hotel e mi riunisco, come da accordi, con il resto della famiglia, nella sala ristorante, per la colazione. Dopo ottima colazione, prendiamo un tuk tuk e ci dirigiamo al Tempio Galta Ji o Tempio delle Scimmie (5-21, gratuito), localizzato a Chania-Balaji, ad est di Jaipur, a 13 km e circa 25 minuti dal Trident Hotel.
Il Tempio di Galta Ji è un complesso di templi, abitato da colonie di macachi, costruito nel XV° secolo, e dedicato a varie divinità quali Krishna, Rama e Hanuman. Il complesso principale, racchiuso in una gola rocciosa spettacolare, si articola su tre terrazzamenti con templi e tre vasche d’acqua (i sacri Kund). Le vasche d’acqua sono alimentate da una sorgente naturale a monte, che fuoriesce da una roccia a forma di testa di vacca, e per questo, considerate sacre dai fedeli, che non esitano a bagnarsi e ad immergersi nell’acqua, nel rituale della purificazione. Prima di raggiungere il complesso principale, su ambedue i lati del percorso, si ammirano altri caratteristici templi (Shri Gyan Gopal Ji, Shri Sitaram Ji, Shri Galta Peeth Galav Ashram, ecc) che assomigliano più ad haveli a più piani (residenza nobiliare tradizionale) che a templi, con eleganti portali e scalinate di ingresso, finestre con grate scolpite, fini dipinti, ampi terrazzi, cupole sorrette da pilastri, facciate e aperture ad archi a volta merlata e balconi. All’interno presentano un accogliente cortile, un porticato voltato con archi e colonne, e spazi che custodiscono le divinità. Raggiunto il complesso principale, si accede alla prima vasca sacra (Zanana kund), incorniciata dalla splendida facciata dipinta del Tempio, incastonato tra le rocce. Poi si sale alla seconda vasca (Galta Kund), più piccola e più affollata di pellegrini, con piccolo tempio annesso, ed infine alla terza, quella più in alto, di forma quadrata, con scalini che degradano nell’acqua, con alle spalle il tempio vero e proprio, con torre tipica indù (sikhara). Questa vasca appare completamente colonizzata dalle scimmie, che si esibiscono in tuffi acrobatici, dall’alto dalle recinzioni in ferro che la delimitano. Il Tempio di Galta Ji è un tappa per viaggiatori puri, di una bellezza non paragonabile ad altre meraviglie visitate, essenzialmente per l’autenticità del sito. Se a questo elemento, si aggiunge la meravigliosa cornice naturale in cui sono incastrati i templi, la bellezza architettonica dei templi stessi, la presenza indisturbata delle scimmie, e l’indescrivibile vortice di vita a cui si assiste, e di colori contrastanti che vanno dal verde brillante delle acque al giallino delle mura dei templi, dall’azzurro del cielo al verde degli alberi e al grigio-marrone delle rocce, dai brillanti sari colorati delle donne ai corpi nudi olivastri degli indiani, allora tutto è perfettamente diverso, ed assolutamente appagante.

Dopo una visita di circa 2 ore, ritorniamo indietro col tuk tuk dell’andata, assiepato nel parcheggio. Dopo pochi metri dall’uscita, notiamo alcuni servizi turistici per tour guidati safari-trekking, alla ricerca di leopardi, iene, cervi, scimmie, uccelli e altro, nel tipico paesaggio del Parco Naturale di Amagarh, esteso dietro il tempio di Galta Ji. Lungo la strada, a 3,4 km dal Galta Ji, ci fermiamo per una mezz’ora, al Sisodia Rani Ka Bagh (8-17, 200 Rs per gli stranieri, 50 per gli indiani). Il Sisodia Rani Ka Bagh è un soave giardino con piccolo palazzo, incorniciato dalle colline Aravalli, costruito nel 1728 dal Marahaja Jai Singh II. Il giardino, molto curato e su più livelli, presenta ampi prati, profumati alberi di frangipane, fontane, corsi d’acqua e padiglioni dipinti. La terrazza superiore del giardino è occupata da un bel palazzo a due piani con gallerie, camere e murali raffiguranti scene di vita di Krishna.
Dopo la visita ci dirigiamo verso la zona centrale di Jaipur, per fare degli acquisti al Johari Market e al Bapu Market. La Johari Bazar Rd, ove ci sono i negozi dell’omonimo Bazar, non è altro che la continuazione, dopo la rotatoria, dell’Hawa Mahal Rd, a brevissima distanza dall’Hawa Mahal. Superata la rotatoria, su un piano rialzato sulla sinistra, visitiamo il Mandir Shri Lakshmi Narayan Ji bai Ji, un piccolo, ma interessante tempio indù, di cui si nota la torre (sikhara) dall’esterno. Il tempio è caratterizzato da un terrazzo da cui godere una pausa tranquilla, in presenza di un pregevole panorama sulle facciate color salmone dei palazzi circostanti. Indi passeggiamo sotto i porticati dei Market citati.

Dopo lo shopping torniamo in hotel, ove avevamo già richiesto il check out tardivo (accordato con extra). Pranziamo di primo pomeriggio e ci rilassiamo in piscina fino al limite massimo delle 18. Poi doccia, check out, cena in Hotel e taxi alle 21.00 (prenotato nel parcheggio dell’hotel) per la stazione ferroviaria di Jaipur (8 km e 30 minuti circa). Abbiamo una prenotazione con il treno notturno Indian Railways Jaipur-Udaipur, alle 22.30, in seconda classe (2Ac). Le classi consigliabili per un viaggio notturno sono la prima 1AC (con aria condizionata, lenzuola sigillate e 4 lettini in camera chiusa), la seconda 2AC (con aria condizionata, lenzuola sigillate e 4 lettini in camera non chiusa, separata dal corridoio da tende), e al massimo, la terza 3AC (più economica con aria condizionata, lenzuola sigillate e 6 lettini in camera non chiusa, né separata da tende). Le altri classi (no AC) sono da evitare, almeno per le lunghe distanze. La stazione di Jaipur è ordinata e ben tenuta, discretamente affollata ma priva di elementi di insicurezza, con continui chioschi per snack e acqua. Abbiamo inizialmente affrontato l’esperienza con un po’ di paura, dettata dai soliti infondati pregiudizi, tenendo a distanza gli utili fattorini. In breve tempo, però, ci si accorge che il livello di sicurezza è di gran lunga superiore a quello delle stazioni delle metropoli occidentali. Ci sediamo, come suggerito da un capostazione, in prossimità della presunta posizione più vicina alla fermata del nostro vagone. Con nostra figlia che dorme nel passeggino, siamo completamente attorniati da famiglie indiane sorridenti o indifferenti, intenti a parlare, a mangiare su un telo sul pavimento, a caricare o scaricare sacchi enormi, o a dormire. Alle 23 circa, con mezz’ora di ritardo, il treno raggiunge Jaipur, e mia figlia si sveglia in forma e giusto in tempo. E’ sempre consigliabile salire presto sul treno, e poi trovare da dentro il vagone giusto, piuttosto che rischiare che il treno riparta mentre si cerca il vagone. Agiamo in questo modo, riusciamo a salire in tempo, ma l‘esperienza successiva sarà una delle più faticose ed indimenticabili. Immaginate di camminare, per almeno 5 vagoni, in uno stretto passaggio, ostacolato da valigie e sacchi ammassati disordinatamente, decine di gambe incrociate, persone vaganti controsenso, con il sottoscritto davanti con due valigie grandi, mia figlia in mezzo che spinge il suo passeggino, e mia moglie dietro con due valigie piccole. Fortunatamente gli indiani sono generalmente gentili, e hanno aiutato costantemente a superare il percorso di guerra. Alla fine raggiungiamo i nostri lettini, e, grazie all’aiuto di un dipendente, riusciamo ad accomodarci, dopo aver allontanato alcune persone che avevano già occupato i nostri posti. Sistemiamo le valigie, le lenzuola e le federe, chiudiamo le tende, e in un silenzio inaspettato, sotto un tenue luce blu, prendiamo sonno.

 

IX° Giorno: Esplorazione a piedi delle zone più centrali di Udaipur

Arriviamo in perfetto orario (circa 6.30) alla stazione di Udaipur. Prendiamo un taxi all’uscita e raggiungiamo il nostro albergo: il Lake Pichola Hotel ove soggiorniamo per 2 notti, e ove avevamo richiesto un check in anticipato. Nel breve tratto d’auto, di primo mattino, Udaipur appare come un sogno residuo della movimentata notte precedente, un sogno in cui il buio della notte è stravolto da una finestra aperta, invasa dai riflessi accecanti di un sole nascente sulle acque calme di un lago. Udaipur, situata a valle delle colline verdeggianti Aravalli, ed estesa tra diversi laghi, viene definita la città bianca del Rajasthan, in quanto ricca di haveli, templi e palazzi storici, prevalentemente bianchi. Il Lake Pichola Hotel è un haveli di notevole bellezza, che si affaccia sul lago Pichola, sul punto sicuramente più bello e panoramico di Udaipur, quello di fronte alla Gangaur Ghat e al Palazzo della Città (City Palace). Il punto di forza dell’hotel è sicuramente l’incantevole terrazzo panoramico ove si trova l’ottimo Ristorante Upre. Le camere sono pulite ed accoglienti, e quelle con balcone panoramico sono meravigliose, i pezzi sono accessibili, la colazione è discreta, lo staff è cordialissimo. Unico neo, una piscina in terrazzo carina, ma piccola e spesso trascurata. In breve tempo ci confermano la disponibilità di poter avere la camera in anticipo. Sistemiamo le valigie e ci riposiamo un po’, prima di scendere nella sala interna dell’haveli per la colazione. La colazione dell’hotel è discreta, anche se con una scelta molto limitata di cibi continentali. Decidiamo pertanto di rimandare la colazione (soprattutto per nostra figlia che dorme ancora in passeggino), in un bar all’esterno dell’hotel.

Iniziamo così una lunga e piacevole esplorazione a piedi delle zone più centrali di Udaipur, a ridosso del lago Pichola. Di fronte all’entrata pittoresca dell’Hotel, contraddistinta da dipinti e mosaici di vetro, c’è un tempietto induista bianco, l’Udaishyam, meritevole di una visita, soprattutto per il cortile affacciato sul lago. Proseguiamo alla sinistra dell’hotel in direzione sud-ovest, e dopo appena 200 metri, dopo aver oltrepassato il caratteristico Amet Haveli Hotel, raggiungiamo l’ Ambrai Ghat. L’ Ambrai Ghat (100Rs per gli stranieri dall’alba alle 22) è un angolo pedonale tranquillo della città, estremamente romantico e panoramico, ove potersi dedicare alla meditazione o allo yoga, o semplicemente riposarsi sulle scalinate che degradano nell’acqua (ghat). L’Ambrai Ghat ospita un ficus sacro enorme e il Manj Ka Mandir, un piccolo tempio indù con murali dipinti e bei panorami, dai cui ghat i pellegrini si immergono nelle acque del lago. Alle spalle del tempio si trova un altro punto panoramico che guarda, a sud, verso il Taj Lake Palace (isola-palazzo con hotel di lusso) e ad ovest, verso il ristorante Sheesh Mahal e il lussuoso albergo Oberoi Udaivilas. Ritorniamo sui nostri passi, e procediamo in direzione ovest (alla destra del Lake Pichola Hotel), attraverso una stradina ricca di negozi, hotel, ristoranti, centri ayurvedici. Attraversiamo il tempio indù Hanuman Ghat e poi il ponte pedonale Daiji, da cui si passa sull’altra sponda della città. Il Ponte Daiji è una struttura molto turistica e panoramica, vivacizzata spesso dalla presenza di artigiani e suonatori. Seguono, percorrendo la strada più vicina alla sponda del lago, piccoli templi indù, quali Jal Mandir e Hanuman Ji. Giungiamo alla Gangour Ghat, un piazzale con gradini che degradano nell’acqua del lago, delimitato da palazzi storici e piccoli templi (Dhamashwar Mahadev Mandir, Limbay Mata Mandir e Shiv Ji Mandir), cui si accede attraverso uno sfarzoso portale. Il Portale della Gangour Ghat è caratterizzato da tre aperture ad arco merlato, da cui si intravede il lago, sormontate da una struttura a due piani riccamente decorata, con facciate dipinte, finestre con grate scolpite, aperture ad arco, balconi sorretti da mensole con fini intagli e pitture, delicati pilastri e tetti. Sul versante sud del Gangour Ghat, si può visitare il Bagore Ki Haveli, un antico palazzo nobiliare, tipico del Rajasthan, adibito a museo, ove si possono assistere a notevoli spettacoli teatrali e di danza. In prossimità della Gangour Ghat, ci fermiamo al Brew Villa Cafè e Bistro, un piccolo bar ristorante, molto pulito e fornito, perfetto per le nostre esigenze alimentari. Il locale è una piacevole sorpresa, con un’ampia scelta di piatti europei, messicani, indocinesi ed italiani (pasta, pizza, insalate, pollo) e con un ottima scelta di caffè, tè e dolci. Prendiamo dei waffel con nutella (squisiti) e dei lassi al mango.

Dopo la pausa, risaliamo e poi riscendiamo verso la sponda del lago per ammirare il Lal Ghat, un altro punto panoramico provvisto di un piccolo porticciolo. In prossimità del Lal Ghat, vi e’ un bar-ristorante, il Natural View Restaurant, accessibile attraverso una scalinata esterna, caratterizzato da una terrazza con pavimento a scacchi bianchi e gialli, con uno stupendo panorama sul lago Pichola. Da questa veduta, spiccano il Taj Lake Palace, il Natani Ka Chabutara (minuto isolotto con piccolo palazzo storico ad archi) e la stupenda facciata dell’haveli Lake Pichola Hotel. Raggiungiamo, a sud del Tempio di Jagdish, sulla City Palace Rd, i templi Shree Gokul Chandrama Ji e il Mandir Shree Jagat Shiromani Ji (7-22, ingresso libero). Quest’ultimo, situato a pochi metri dalla Badi Pol (ingresso nord del City Palace), è uno stupendo tempio indù, vecchio di 400 anni, in marmo bianco, con alta torre (sikhara) e pareti finemente scolpite. Si ammirano file di sculture con elefanti, cavalli, fiori, demoni, suonatori e divinità. Non mancano anche sculture con scene erotiche. Il Tempio è dedicato a Lord Krishna e Mata Radha, raffigurati da due idoli in pietra, rispettivamente nera e bianca, all’interno della struttura. Ritornando indietro sulla stessa strada, a circa 120 metri di distanza dal tempio appena visitato, raggiungiamo il Tempio di Shree Jagdish (4.15-13,17.15-20, ingresso libero), verso cui convergono tutte le stradine di Udaipur. Il Tempio di Jagdish, dedicato a Lord Vishnu, fu costruito nel 1651, dal Maharaja Jagat Singh, in stile indo-ariano. Per la sua posizione centrale e per la bellezza architettonica, rappresenta il tempio più importante e turistico della città. Alla base del tempio si notano alcune donne che vendono fiori da offrire alle divinità. Una ripida scalinata conduce al portale d’ingresso, fiancheggiato da due enormi elefanti in marmo, e alla terrazza sopraelevata su cui si erge il tempio. La struttura è costituita da tre piani di pietra, e comprende una torre piramidale (sikhara), una sala di preghiera (mandapa), un santuario a due piani (saandhara) e un portico. I pilastri e le pareti sono splendidamente scolpiti, i soffitti e le pareti interne decorate. La torre indù (sikhara) del tempio principale, alta 79 metri, presenta pregevoli sculture di ballerini, musicisti, elefanti e cavalieri. Il santuario principale ospita l’idolo, in pietra nera, a 4 braccia, del Dio Vishnu, ed è circondato da 4 santuari più piccoli, dedicati alle divinità Ganesh, Shakti e Shiva. E’ necessario essere scalzi per visitare il tempio. Il tempo di visita è < 1 ora.

Pranziamo con estrema soddisfazione al Brew Villa Cafè e Bistrò. Ritorniamo in hotel per un po’ di riposo in piscina. Nel primo pomeriggio raggiungiamo con tuk-tuk, in circa 6minuti (1,2km dall’Hotel), il Palazzo della Città (9.30-17.30, 500Rs per gli stranieri, 250Rs per gli indiani), sulla sponda del lago Pichola. Il City Palace è un complesso di maestosi palazzi, in granito e marmo, costruiti in stile Rajput e Moghul, nell’arco di 400 anni, da diversi sovrani della dinastia Mewar, a partire da Udai Singh II nel lontano 1559. Gli interni del complesso, ricchi in balconi, finestre, torri, colonne e cupole, presentano delicati lavori di specchi, marmo, affreschi, pitture murali, argenti, intarsi di legno e vetro colorato. Entriamo dalla porta settentrionale, Badi Pol (1600), che dà accesso al primo cortile. Segue la Porta Tripolia, ad arco triplo, risalente al 1725. Dopo la porta Tripolia, si raggiunge un ampio cortile erboso, il Manek Chowk, utilizzato in passato per incontri pubblici, processioni cerimoniali, sfilate della cavalleria e di elefanti. Attualmente vi sono in tale area negozi di artigianato, di libri e di stoffe. Segue la facciata principale o Suraj Gokhda, con la porta di ingresso sormontata dallo stemma della casata Mewar, rappresentato da un guerriero Rajput, un tribale Bhil e dal sole nascente, che rappresenta Surya, il dio del Sole. Dopo l’entrata si ammira una parete con un raffinato mosaico di vetro colorato, che circonda una nicchia contenente un idolo scolpito in marmo, risalente al 1620, della divinità indù Ganesh. Da qui la scalinata conduce al Raiya Angan, il cortile reale, che comprende una galleria che espone armature ed armi del leggendario guerriero Maharana Pratap, e del suo cavallo Chetak, durante la battaglia del 1576 tra Rajput e Mughal. Si giunge poi, al Amar Vilas, che rappresenta il punto più alto del complesso. Esso dispone di un giardino pensile, con grandi alberi ombrosi, incentrato da una vasca di marmo, e contornato da un portico con arcate a cuspide e delicati colonne. Il Palazzo comprende anche torri e terrazze con scorci panoramici notevoli sulla città e sul lago Pichola. Da Amar Vilas si accede a Badi Mahal o Palazzo del Giardino, caratterizzato da un tipico colonnato, con archi a volta merlata, e da una piscina di marmo centrale, che veniva utilizzata per celebrazioni di Holi. Lungo il percorso si ammirano il Bhim Vilas, una galleria con collezione di dipinti raffiguranti scene di vita di Radha-Krishna, il Kanch Ki Burj, una splendida camera con soffitto a cupola, completamente ricoperta da mosaici di vetri colorati e specchi, e il Dilkusha Mahal, ricco di fini dipinti e pitture murali. Segue il Badi Chitrashali Chowk, un’altro incantevole cortile, delimitato da edifici a due piani, con pareti estremamente decorate, e da magnifiche terrazze panoramiche. La terrazza che guarda verso la città e il porticato che la precede, sono separate da pilastri e aperture con volte a cuspide, con pareti ricoperte da pregevoli piastrelle cinesi blu. Si ammirano anche due finestre con grate a vetri colorati. Il lato che affaccia sul lago, presenta pareti con affreschi murali ed aperture ad arco merlato. Il piano superiore è caratterizzato da mensole intagliate, finestre di pietra con grate scolpite, archi merlati, cupola in stile tetto del Bengala (Tibari) e cupole sorrette da colonne e archi (Chhatri). Nell’insieme l’area è molto piacevole e colorata, e si capisce perché veniva utilizzata come spazio di intrattenimento dai Maharaja.
Lungo il percorso di visita, si può apprezzare il Moti Mahal o Palazzo delle Perle, una sala interna, con pareti e soffitto rivestiti da vetro colorato e da specchi con riflessi sorprendenti. Attraverso un luminoso corridoio con finestre scolpite, rivestite da vetri colorati e decorati, si raggiunge il Mor Chowk o Cortile del Pavone, l’area più spettacolare del Palazzo della Città. All’altezza del corridoio sovradescritto, si può ammirare la Maschera d’oro del regno di Mewar, simbolo del Dio del Sole. Il Mor Chowk è caratterizzata da una parete a due piani, con tre raffinate sculture in altorilievo di pavoni, coperti da mosaici di vetro colorato. Il piano superiore è dominato da finestre con mosaici di vetro e affreschi murali, e dal classico Jharokha, ossia una finestra tipica dell’architettura indiana, che sporge dalla parete di un edificio. In questo caso, il meraviglioso Jharokha, presenta tre aperture ad arco merlato con pareti, pilastrini, tetto e cupola, rivestiti da mosaici di tessere di colore verde, oro e blu. Uno stretto passaggio conduce dal Mor Chowk all’altra metà del palazzo: lo Zenana Mahal o Palazzo della Regina. Il palazzo, a più piani, delimita un padiglione aperto, chiamato Chowmukha, dominato da una struttura architettonica a due piani, con colonnato al piano terra e con aperture a volta merlata al piano superiore, sormontata da una grande cupola, aggiunta più recentemente (Millenium Dome). Prima di accedere allo spazio esterno, si attraversano le stanze restaurate della regina, che presentano affreschi, finestre colorate, balconi, pareti piastrellate, alcove e un’altalena. Fanno parte del City Palace, anche i palazzi Fateh Prakash e Shiv Niwas, che sono stati adibiti ad hotel di lusso.

Dopo la visita (2-3ore), ci facciamo un giro con tuk tuk in direzione nord, verso il lago Fateh Sagar, distante una decina di minuti e circa 3km dal Palazzo della Città. Il Fateh Sagar è un lago artificiale, costruito nel 1680, situato a nord del lago Pichola, delimitato da tanti punti di ristoro e bar. All’interno del lago ci sono tre piccole isole ospitanti attrazioni turistiche visitabili, come il Parco Nehru e l’Osservatorio Solare di Udaipur. Dopo una breve sosta, con un buon gelato confezionato, raggiungiamo per il tramonto, l’Ambrai Ghat. In questa fase della giornata, accarezzati da una piacevole brezza, si vedono volare stormi di uccelli e pipistrelli che animano un surreale sfondo rosa-violaceo, riflesso dalle facciate dei palazzi. E’sera e torniamo in hotel. Prenotiamo per la cena, un tavolo sul terrazzo dell’hotel, nel ristorante Upre 1559. Dopo la doccia, saliamo al terrazzo del Palazzo, e l’impatto è di quelli ricordevoli. Il panorama notturno di Udaipur, dalla spettacolare terrazza ove sono posizionati i tavoli, è stupefacente. I palazzi storici appaiono illuminati da tanti luci, che si riflettono nell’acqua, scintillando e attenuandosi a distanza, scortati da una magnifica luna piena. La dolce serata è, inoltre, allietata da una piacevole musica di sottofondo e da uno staff cordialissimo. Il cibo del ristorante è eccellente, con ottimo rapporto qualita/prezzo, e con una notevole varietà di bevande, aperitivi, snack, zuppe, insalate, riso, cibi del Rajasthan, cibi indiani, cinesi e continentali sia non vegetariani che vegetariani, pasta, pizza e dessert. Completamente appagati, torniamo in camera e ci addormentiamo lentamente, fissando dal letto, il surreale panorama notturno del lago Pichola.

X° giorno: In tuk-tuk e barca per le strade ed i templi di Udaipur 

Ci alziamo di buon mattino in una giornata soleggiata. Fugace colazione in hotel. All’uscita dell’hotel, prendiamo un tuk-tuk, che ci conduce all’area Ghantaghar, dominata dalla Torre dell’Orologio, una zona della città ricca di bazar, ma ancora silenziosa per l’orario troppo mattutino, poi al Doodh Talai (9-22, ingresso libero) o Stagno del Latte, cosiddetto perché in passato, fungeva da area di pascolo per le mucche che fornivano il latte alla famiglia reale. Situato sulla sponda sud-est del lago Pichola, il Doodh Talai si presenta come un placido laghetto con acque stagnanti, circondato da tipiche strutture architettoniche indiane, bianche, con colonne, archi, cupole e ghat, incorniciate da alberi e palme, sullo sfondo delle colline verdeggianti Machla Magra sul lato ovest, e sullo sfondo del lago Pichola sul lato est. E’ un posto incantevole, silenzioso, ideale per camminare, per la meditazione, lo yoga e per fare esercizi fisici. Ci rilassiamo, seduti sui ghat, osservando i tuffi nel lago di un gruppo di indiani. Adiacenti al Doodh Talai, si possono visitare i parchi Manikya Lal Verna (a est) e Pandit Deen Dayal Upadhyay (a sud), caratterizzati da ampi spazi immersi nella natura con tempietti moderni, passerelle e siepi curate, corsi d’acqua, statue di uomini e di animali, giostrine per i piccoli. Il Pandit Deen D. U. presenta anche una sorprendente fontana musicale. Tra il Doodh Talai e il Manikya Lal Verma Park, inizia un percorso in salita, molto curato, con una lunga e faticosa scalinata, che si inerpica tra la ricca vegetazione della collina.

In solitaria, approfittando della pausa gioco tra le giostrine del parco Manikya Lal Verma, risalgo il sentiero pedonale che, in un tempo di circa 20-30 minuti, tra spettacolari vedute panoramiche, conduce al tempio di Karni Mata. Il Tempio di Karni Mata (4-19.30, ingresso libero), costruito nel 1620-28, dal Maharaja Karan Singh, è dedicato all’omonimo saggio guerriero indù, considerato la reincarnazione della dea Durga, il cui figlio morto fu reincarnato in un topo (da cui il valore sacro dei topi). Il tempio, piuttosto trascurato, si presenta bianco con colonnato, pareti, cupola e torre indù, scolpiti, con una impressionante terrazza panoramica  sul lago Pichola e sulle colline circostanti. Il tempio custodisce l’idolo in pietra di Karni Mata, e una colonia di topini bianchi, nutriti e venerati. Il tempio può essere raggiunto anche con funivia, indicata soprattutto per bambini ed anziani. La durata della visita, compreso il tempo per raggiungere e scendere dal tempio, è di circa 1h-1h30min.
La discesa è molto più rapida, e in una quindicina di minuti, raggiungo il resto della famiglia. Insieme, a piedi, ci rechiamo sulla sponda del vicino lago Pichola, al Lake Pichola Municipal Boat Point, un piccolo punto di imbarco per giri turistici sul lago. Il giro (350Rs a persona, durata 20-30 minuti) consente di vedere, da una diversa prospettiva, il City Palace e i meravigliosi palazzi-isola del lago: il Jag Mandir e il Taj Lake Palace. Il Jag Mandir (9-19, prezzo variabile incluso di giro in barca) fu costruito a partire dal 1551, da diversi marahaja, l’ultimo dei quali fu Jagat Singh I, da cui deriva il nome. Si tratta di bellissimi palazzi, in stile Rajput-Moghul, in arenaria gialla e marmo, caratterizzati da un labirinto di sale, da torri, cupole circolari e chhatri, da un ingresso con colonnato con archi a cuspide e  4 grandi statue di  elefanti su ciascun lato dei gradini di attracco, da un giardino allestito nel grande cortile, con pavimento bianco e nero, con fontane, piscine e vialetti, e da un terrazzo contornato da colonne in marmo bianco, gestito attualmente, come ristorante. Il Palazzo del lago o Lake Palace è un sontuoso palazzo in marmo bianco, costruito nel 1746, dal Maharaja Jagat Singh II, come residenza di piacere. Oggi è stato trasformato in hotel extralusso di proprietà Taj, e non visitabile da chi non è residente.

Dopo l’escursione, riprendiamo un tuk-tuk, e ci dirigiamo verso la regione ovest di Udaipur, ove risiedono altri interessanti siti della città: il Parco Biologico Sajian Garh, il Palazzo Sajjangarh o Palazzo dei Monsoni, il Santuario Sajjangarh Wildlife, il Jiyan Sagar o lago Badi, ecc. Il Parco Biologico Sajian Garh (9-17, 300Rs per gli stranieri, 50RS per gli indiani), situato a circa 4 km dal centro di Udaipur, ai piedi del Palazzo Sajjangarh (Palazzo dei Monsoni), si estende su un’ampia regione naturale delle colline Aravalli, e presenta grandi aree recintate, all’aperto, che ospitano diverse specie di animali, come orsi labiati, leoni, leopardi, tigri, iene, volpi, antilopi, cervi, struzzi, emù, tartarughe, coccodrilli, ecc. Il Parco può essere esplorato piedi (4,5 km di dislivello, tempo 2-3 ore) o con veicoli golf elettrici, per 4-5persone (500Rs, <1ora). Noi abbiamo utilizzato il veicolo golf, per il tempo limitato. L’esperienza è stata piacevole, particolarmente per la bambina. C’è anche un buon bar, con gelati, dopo pochi metri dall’ingresso. Ammiriamo solo dal basso il sovrastante Palazzo Sajjangarh o Palazzo dei Monsoni (9-17, 300Rs per gli stranieri, 110Rs per gli indiani), che si erge, elegante, come una sentinella di guardia, su uno sperone roccioso collinare. Il palazzo fu costruito nel 1884, dal Maharaja Sajjan Singh, della dinastia Mewar, per osservare le nuvole monsoniche (da cui il nome) e come residenza reale di caccia. Il Palazzo viene apprezzato, generalmente, per i panorami sulle colline verdeggianti, sulla città e sui laghi. Lo si può raggiungere con taxi privato e autobus, non con i tuk tuk. Il Palazzo è circondato dal Santuario Sajjangarh Wildlife, un’estesa riserva naturale, protetta per vari animali (cervi, sambar, cinghiali, leopardi, pantere, iene, sciacalli, scimmie langur, pangolini, avvoltoi, tartarughe, e diversi altri uccelli e rettili), visitabile mediante vari trekking che possono raggiungere il vicino Jiyan Sagar o Lago Badi. Il Jiyan Sagar o lago Badi, è un placido lago, lontano dal turismo di massa, situato 6,6km a nord del Palazzo dei Monsoni. E’ raggiungibile con taxi o tuk-tuk, che dopo aver oltrepassato il piccolo tempio Badi Ki Pal, parcheggiano in un piccolo anfratto sterrato della punta nord del lago,  dal quale inizia un sentiero che risale, per circa 15 minuti, le colline Bahuballi, e che termina all’altezza di un impressionante punto panoramico, ove il lago appare “modellato” dalla particolare conformazione delle colline verdeggianti circostanti.

Ritorniamo verso l’area dell’hotel per mangiare, al ristorante Hari Garh, che avevamo notato in precedenza per il pregevole, enorme portone in legno scolpito dell’entrata, e per l’ampia sala decorata interna, completamente aperta sul lago. Ci accomodiamo su uno dei lettini rossi, a ridosso dell’acqua del lago, ove si mangia seduti a gambe incrociate. Il menù è vario con snacks, bevande, cibi indiani, del Rajasthan, e anche continentali (con pasta e pollo grigliato) ed orientali. Lo staff è gentile, il cibo è buono, con ottimo rapporto qualità/prezzo. Dopo la pausa pomeridiana in piscina, raggiungiamo con tuk-tuk il Saheliyon Ki Bari (9-19, 50Rs per gli straieri, 10Rs per gli indiani), situato ad est del lago Fateh Sagar, a 3,6km e circa 10 minuti di tuk tuk, dal Lake Pichola Hotel. Il  Saheliyon Ki Bari è un incantevole giardino, costruito nel 1710-34, dal Maharaja Sangram Singh, per le dame reali. Viali alberati, prati rigogliosi, aiuole di fiori fanno da contorno a vasche d’acqua impreziosite da fontane scolpite e decorate, da chioschi cesellati,  e da statue varie. Le piscine più belle sono quella del loto, incentrata da una stupenda fontana con sculture dipinte e circondata da  magnifici elefanti di marmo bianco sprizzanti acqua, e quella dei chioschi, caratterizzata da quattro monumentali chhatri neri ai vertici e da uno bianco centrale. Il giardino contiene anche un piccolo museo. Il tempo di visita è di circa 1ora.  Al ritorno in hotel, ci rilassiamo in piscina, e dopo doccia facciamo delle foto in abiti tradizionali sullo sfondo degli splendidi panorami della camera, della balconata sul lago a piano terra e dal terrazzo. Nel tardo pomeriggio ci inoltriamo nel labirinto di stradine del centro di Udaipur, soffermandoci in vari negozi di tessuti, gioielli, pelli, spezie ed artigianato, come l’ Ashoka Arts, ricco di artigianato del Rajasthan, a prezzi fissi e generalmente convenienti.
In un’agenzia per escursioni, concordiamo anche il prezzo (6000Rs) per un taxi, per la tratta Udaipur-Jodhpur (250km, 5-6ore) del giorno dopo, con tappe al Tempio di Sahastra Bahu o al Tempio Eklingji (situate a meno di 1 ora a nord di Udaipur), al complesso di templi giainisti di Ranakpur, e al villaggio di Narlai.  Dopo lo shopping, ammiriamo il tramonto sul ponte Daiji. E’oramai sera e comincia inaspettamente a piovere. Avanziamo a piedi a tratti, soffermandoci sotto i tetti dei negozi, fino all’hotel ove purtroppo, per la pioggia, non è stato allestito il terrazzo per la cena. Si ripiega sulla sala interna, a piano terra, con le finestre e le porte aperte sul lago “bagnato” dalla pioggia.

Ma alla cena il sottoscritto non parteciperà. Infatti, insieme alla pioggia, si palesa un problema più personale: la diarrea, lo spauracchio di qualsiasi viaggiatore più delicato. Si, perché mia moglie e mia figlia non avranno alcun problema di salute, per tutto il viaggio, nonostante avessimo, più o meno, seguito le stesse regole di prevenzione. Resterò in bagno per circa 2 ore, con decine di scariche, nonostante avessi già ricorso a Lopemid, Normix e a bevande reidratanti, fornitemi da una piccola farmacia vicina all’hotel. Le scariche a un certo punto si arrestano, lasciando uno stato di malessere. Chiedo aiuto alla reception dell’hotel per una visita medica. In meno di 5 minuti, mi fanno strada su un auto di emergenza, e in meno di 10 minuti, mi ritrovo davanti all’Aravali Hospital, piccolo ospedale privato, distante 1,6 km dall’hotel. Accompagnato da uno dei gentilissimi giovani proprietari dell’hotel, che mi paga anche il primo accesso di 500 Rs (in quanto avevo dimenticato il portafogli), vengo visitato da un medico attento e molto professionale, che mi misura i parametri vitali e mi visita l’addome. Mi prescrive una terapia domiciliare e mi tranquillizza. Tuttavia mi dice che se avessi voluto fare delle flebo, sarei dovuto rimanere in clinica per la serata, E’ tardi, avverto mia moglie, e accetto per una camera privata in ospedale. La serata passa tranquilla, in una camera accogliente e pulitissima (come per altro l’intero ospedale), “disturbata” solo dal lavoro dell’infermiera. Faccio in tutto due flebo con antibiotici ev.

XI° giorno: Dimissioni dall’ospedale, visita ai templi e spostamento a Jodhpur

Di prima mattina, dopo il giro visita dei medici, vengo dimesso. Entro un’ora di attesa mi forniscono i farmaci, da continuare a prendere per qualche giorno, e il conto compreso di camera privata (6000Rs). Frattanto arrivano moglie e figlia,  accompagnati da un altro gentilissimo socio dell’hotel. E arriva anche il tassista, un po’stizzito, mandato dall’agenzia con cui avevamo concordato, il giorno prima, il trasferimento a Jodhpur. Torniamo in hotel col tassista, prepariamo le valigie, saldiamo il conto, e salutiamo con abbracci sinceri le splendide, umane, persone dell’hotel. La professionalità e la sensibilità disinteressata dimostrata da quegli indiani è stata, a dir poco, commovente. Il ritardo accumulato sulla tabella di marcia, non ci consente di visitare il Tempio di Sahastra Bahu o il Tempio Eklingji, che restano, tuttavia, due tappe stupende, da consigliare a qualsiasi visitatore, e da descrivere in base agli studi fatti.  Il tempio Sahastra Bahu (5-12, 16-21, entrata libera), situato a Nagada, 20 km a nord di Udaipur. comprende un piccolo gruppo di templi e santuari del X ° secolo, costruiti su una piattaforma comune in pietra, circondati da una splendida cornice naturale, tra colline, prati, alberi, palme, e un soave bacino d’acqua coperto dai fiori di loto. I due templi principali, caratterizzati da mandapa (sala esterna pilastrata per riti religiosi pubblici), e da sikhara  (torri indù), presentano intricate incisioni su pareti, pilastri, archi e tetti, e contengono idoli di Brahma, Vishnu e Saraswati.
Il Tempio di Ecklingji (4.30-7.00, 10.30-13.30, 17-19.30, entrata libera), distante 22 km da Udaipur (30 minuti) e 2 km dal tempio Sahasra Bahu, è un antico tempio indù, molto venerato, rinomato per la sua bellezza architettonica e per l’atmosfera mistica. Costruito dai maharaja di Mewar nell’ VIII ° secolo, è dedicato al Signore Shiva nella forma di Ecklingji. Il tempio presenta un’architettura spettacolare contraddistinta da tetti piramidali incisi dei mandapa e da intricate sculture ed incisioni delle multiple torri (sikhara).

Procediamo direttamente alla volta di Ranakpur, guidati da un ragazzone taciturno, non parlante la lingua inglese, ma sveglio e dotato di una buona guida. La strada a nord di Udaipur, è completamente diversa da quelle affrontate fino ad ora, in quanto attraversa colline verdeggianti e foreste, punteggiate da bianchi mandir, e solcati da corsi d’acqua. Colonie di scimmie si incontrano ad ogni angolo.
Arriviamo dopo circa 2 h e 30 minuti (92 km), al  Tempio di Chaturmukha (6.30-20.15, 200Rs +100Rs per fotocamera), o più  semplicemente Tempio di Ranakpur, il più importante di un complesso di templi giainisti, che si trova nel villaggio di Ranakpur, in un’area immersa nella natura, popolata da scimmie langur, a valle dei monti Aravalli.  Il Giainismo è una religione fondata nel V-VI° secolo A.C. da Mahavira, soprannominato Vardhamana, l’ultimo dei 24 profeti (tirthamkara o jina– vittorioso) che si sono succeduti nei cicli storici, per rivelare all’umanità il credo giainista.  Il Giainismo mira ad ottenere la liberazione dal ciclo delle esistenze e l’eliminazione del karma, attraverso un vita ascetica basata sulla non violenza e sul rispetto totale di ogni forma di vita. Ne consegue che i fedeli seguono una forma completa di vegetarianesimo, escludendo dalla dieta anche molti vegetali, filtrando  l’acqua per non ingerire piccoli organismi, non sedendo a terra, o camminando a piedi nudi, per non calpestare qualche insetto, ecc..
Il  Tempio di Chaturmukha, costruito nel XV secolo, in stile Maha-Maru e Maru-Gurjara, è un capolavoro architettonico in marmo bianco, dalla indescrivibile bellezza. E’ dedicato ad Adinath, il primo dei 24 Tirthankar (profeti) del giainismo. All’esterno presenta 4 facciate con pareti scanalate, pilastri, terrazzi, cupole, statue e torri  scolpite (sikhara). Una scalinata conduce all’ingresso principale sopraelevato del tempio. Una volta all’interno, si rimane stupefatti innanzi alla complessità ed alla spettacolarità artistica della struttura. Illuminate dalla luce riflessa del marmo bianco, centinaia di colonne si ergono maestose e ravvicinate, completamente scolpite con statue di divinità e bassorilievi, ciascuna diversa dall’altra.  Esse sorreggono meravigliose cupole, terrazzi a più piani, archi monumentali torana, torri indù (sikhara), tutti estremamente scolpiti. Si contano ufficialmente 1444 colonne, 80 cupole e 29 sale. Nelle varie sale si ammirano, come tesori nascosti, diverse pregevoli sculture marmoree: la scultura di Parshvanatha, ottenuta da un’unica lastra di marmo, caratterizzata da 108 teste di serpente e numerose code senza fine; la scultura di Jambudweep,  rappresentazione Jain del mondo terrestre con il santo Monte Meru al centro; la scultura del Monte Shatrunajay, dove esistono 863 templi giainisti a grappolo nei pressi di Palitana; le statue raffiguranti elefanti;  una serie di grandi e piccoli santuari e l’idolo di Adinath.
Il complesso comprende altri tempi giainisti, più piccoli, ma sempre con intricati intagli e sculture. Di questi, visitiamo il Tempio di Praswnath, situato di fronte al Tempio di Chaturmukha, caratterizzato da una piattaforma rialzata, su cui poggia il mandapa, con  colonnato aperto e una torre indù (sikhara), particolarmente ricche di bassorilievi e sculture, il Tempio Suryanarayan o Tempio del Sole, del XIII ° secolo, che poggia anch’esso su una piattaforma di pietra, e presenta un mandapa con pareti esterne rivestite di marmo, pareti interne, tetti e torre indù, finemente scolpiti. Di fronte al tempio si apre un ampio anfiteatro, a ridosso di un corso d’acqua e della foresta e il Tempio Neminath, dedicato alla divinità Neminatha, ricco di intarsi elaborati. Per visitare i templi, bisogna lasciare le scarpe all’esterno ed avere un abbigliamento consono (noleggiabile all’esterno del tempio principale).  Il tempo di visita è variabile, non inferiore alle 2 ore, soprattutto se si vuole contemplare l’armonia celestiale e l’atmosfera di profonda spiritualità del luogo. Una raccomandazione importante è quella di non scivolare sulle scale di marmo dei templi, cosa molto probabile, in condizioni di bagnato e a piedi scalzi.

Dopo la visita ci rimettiamo in auto per fermarci 4 km più avanti, al ristorante La Pizzeria, situato sulla strada principale, subito dopo Evergreen wildlife Safari Ranakpur (safari con jeep alla ricerca di leopardi con buone recensioni). La Pizzeria è un accogliente locale, che offre un buon cibo, prettamente vegetariano, con pasta e pizza, con ottimo rapporto qualità/prezzo. Riprendiamo il percorso,  e facciamo una piccola deviazione per il villaggio di Narlai, che purtroppo vediamo solo dall’auto per il sopravvenire di un temporale. Narlai è un pittoresco villaggio del XV° secolo, dominato da una collina rocciosa granitica, e circondato dalla campagna e da infiniti piani rocciosi. L’atmosfera magica di Narlai è legata alla sua particolare conformazione naturale e alla possibilità di fare una serie di interessanti escursioni: visitare i numerosi templi sia giainisti che indù (Narlai Shri Neminath Bhagwan Jain Tirth, Shree Aai Mata Jaikalji Pat Sthaan, ecc), fare trekking verso la cima della collina rocciosa ove è posta la statua dell’Elefante (Elephant Hill), rilassarsi nella splendida dimora storica del Rawla Narlai Luxury Heritage, fare escursioni guidate con jeep, nell’ambiente roccioso circostante,  alla ricerca dei tanti leopardi che abitano la regione,  visitare il particolare pozzo a gradini, del XVI ° secolo, di Narlai.

Raggiungiamo Jodhpur nel tardo pomeriggio. Giusto in tempo per l’aperitivo di benvenuto al Ratan Vilas, dove alloggeremo per due notti. Il Ratan Vilas è un albergo datato 1920, caratterizzato da una struttura in arenaria rossa, con architettura tipicamente indiana, con colonne, finestre traforate e disegni intarsiati, da un curatissimo giardino, allestito con tavoli e sedie di ferro battuto,  da un’incantevole piscina, più appartata, immersa nel prato e circondata da alberi di frangipane, e da un accogliente ristorante. Le camere sono ampie e pulite, lo staff è disponibile e mai invadente. Ci rilassiamo per un’oretta in piscina, poi doccia e quindi cena all’ottimo ristorante dell’hotel. Il ristorante offre cibi indiani, continentali e cinesi di qualità, a pezzi non eccessivi. Lo staff inoltre, è disponibilissimo a soddisfare qualsiasi richiesta culinaria come tè, biscotti e riso in bianco per il sottoscritto

XII° giorno: A spasso per le bellezze di Jodhpur

Ci alziamo di buon’ora, la giornata è soleggiata e molto calda. Facciamo una buona colazione in hotel, con richieste specifiche, puntualmente soddisfatte. Indi usciamo sulla strada e prendiamo un tuk tuk. Incontriamo Riscia, un ragazzo solare, serio e molto amichevole, con una capacità, non da tutti, di parlare inglese in maniera chiara. Il suo sorriso ci accompagnerà in tutti gli spostamenti, per due giorni. Come prima tappa ci facciamo portare al Forte di Jodhpur, distante 7 km e circa 20 minuti dall’hotel. Il Forte Mehrangarh (9-17, 600Rs per gli stranieri, 100Rs per gli indiani) e’ tra le più belle fortezze storiche dell’India.
Fu iniziato nel 1459 dal fondatore di Jodhpur, Rao Jodha, e completato dal Maharaja  Jaswant Singh (1638-78). Il Forte si erge sulla cima di una collina arida e rocciosa, con possenti e alte mura rossastre e bastioni , che avvolgono una cittadella di 5km con splendidi palazzi reali.  Accediamo al Forte da una delle 7 porte esistenti, la Jai Pol, sul lato nord, ove ci sono ampi spazi per il parcheggio dei mezzi. Dopo qualche metro dall’entrata, sulla sinistra, si erge uno splendido palazzo in arenaria rossa finemente scolpito, sormontante un piano più semplice dipinto in giallo paglierino,   all’altezza del quale vi è la biglietteria. Segue una struttura giallina con aperture a volta, contenente un ascensore (50Rs) che consente di  raggiungere il piano superiore, all’altezza della terrazza Jhanki Mahal, evitando la salita a piedi.
Lungo il percorso a piedi si ammirano, lentamente e in maniera ravvicinata, le impressionanti strutture del forte, che si confondono con gli strati di roccia sottostanti, dello stesso colore, e spiazzali panoramici con cannoni d’epoca. Dalla terrazza Jhanki Mahal, si contemplano magnifici scorci panoramici sulla città (sia verso sud est, ove si riconoscono i laghi artificiali Gulab Sagar e Fateh Sagar, sia verso sud ovest, ove maggiore è la concentrazione di case blu), sul Forte stesso e sulle  imponenti mura di recinzione fino alla cupola bianca del tempio Chamunda Mata Ji (verso sud -est), sul Parco Roccioso del Deserto di Rao Jodha verso nord-ovest,  su alcuni templi indù e sulle colline Singhoria verso nord, sul magnifico Palazzo Umaid Bhawan verso sud-est, e tutto intorno sull’ arido paesaggio naturale circostante. Attraverso un porticato colonnato, ci ritroviamo nel cortile Shringar Chowk (area dell’incoronazione), attorniato dalle splendide facciate delle pareti dei palazzi,  in pietra, intagliate e finemente scolpite, con aperture a volta, pilastri, finestre traforate (a filigrana) e finestre balconate (jharokha). Qui si ritrovano spesso alcuni custodi in divisa bianca, turbante e curatissimi baffoni, intenti a insegnare ai visitatori, come creare il safa, il turbante indiano, con una lunga stoffa che raggiunge i 9-11metri.  Entrando negli interni del Forte, si attraversano gallerie adibite a museo (con collezioni di selle per elefanti, palanchine, abiti reali, dipinti. stoffe, armi), scale, balconate, cortili e splendide sale. Tra le più appariscenti, ricordiamo la Sheesh Mahal, la Phool Mahal e la Moti Mahal. Lo Sheesh Mahal, noto come Palazzo di Vetro, è un sala luccicante, corrispondente alla camera da letto del Maharaja,  caratterizzata da complessi mosaici di specchi su fondo oro, che rivestono completamente il soffitto, le pareti e il pavimento. Finestre con tasselli di vetro colorati,  archi a volta merlate, e numerosi pannelli decorativi in gesso, riproducenti divinità, quali Brahma, Shiva, Parvati, Krishna e Rama, completano l’opera. Segue la Phool Mahal o Palazzo dei Fiori, una spettacolare sala, caratterizzata da pareti decorate in oro, da un soffitto rivestito completamente di filigrana d’oro, da pilastri a volta merlata, da finestre di vetro e specchi. Ritratti, dipinti e mobili d’epoca britannica, impreziosiscono quella che doveva essere la sala di intrattenimento del Maharaja. Segue il Moti Mahal o Palazzo delle Perle, cosiddetto per le pareti perlacee, realizzate con una miscela di malta di calce e conchiglie polverizzate. La sala, che fungeva da aula di tribunale, presenta ampie aperture a volta merlata, chiuse da tasselli di vetro colorato, e un tetto rivestito da foglie d’oro, conchiglie e specchi. Successivamente raggiungiamo il magnifico palazzo Zenana Mahal, l’area dedicata a regine e cortigiane, caratterizzata da un cortile centrale, detto dell’incoronazione (chowk), su cui si affacciano le camere del palazzo. L’esterno delle pareti presenta elaborati cornicioni, mensole, tetti curvi, staffe, fregi, colonnine, e soprattutto facciate, finestre piane e finestre sporgenti (jharokha), estremamente scolpite ed intricate, e completamente traforate. Le piccole aperture (jhalis) permettevano il  ricambio dell’aria, e per le donne di corte, consentivano di assistere, senza essere viste, alle varie cerimonie che si svolgevano nel cortile sottostante. Segue il cortile  del Moti Mahal, delimitato da facciate in arenaria rossa estremamente scolpite, con architettura del tutto simile a quelle del cortile dell’incoronazione. Molto caratteristiche sono oltre alle finestre traforate, anche le porte di legno, dipinte in verde,  delimitate da bassorilievi, decorazioni, colonne e archi scolpiti. Proseguiamo in direzione sud,  ammirando i palazzi adibiti a museo, Sileh Khana e Jhanki Mahal, e il Palazzo Thakat Vilas. Indi, attraversiamo il Parco del Forte, corrispondente ad un lungo viale, circondato da  prati ed alberi, e da terrazzamenti panoramici con cannoni d’epoca.

Il Parco corrisponde all’area compresa tra i palazzi e il Tempio Chamunda Mata Ji. Per finire, all’estremo sud-ovest del Forte, circondata dalla più bella vista panoramica sulla città blu, si erge il piccolo, ma suggestivo,  Tempio di Chamunda Mata Ji, dea adottiva di Rao Jodha. Il tempio è caratterizzato da un’antica struttura in arenaria rossa, riccamente scolpita, contrastante con il bianco della cupola e della torre indù (sikhara). Per raggiungere il tempio è necessaria una camminata, dal centro del forte, di circa 10 minuti. Ritorniamo indietro, e all’uscita, attraversiamo un negozio di artigianato e un bar, ove facciamo una pausa. La durata della visita del Forte è di circa 2-3 ore. Un’interessante escursione adiacente al Forte, che purtroppo non abbiamo avuto tempo di fare, per la lunga durata consigliata (circa 3 ore), è il Parco Roccioso del Deserto di Rao Jodha (7-17.30/18.30, 100Rs, 200Rs con guida), un’area naturalistica contigua al Forte, desertica, con fauna e flora autoctona, con un notevole numero di recensioni positive. All’uscita del Forte, Riscia ci avvista e si avvicina col tuk-tuk. A 500 metro dal Forte Mehrangarh ci fermiamo al Jaswant Thada (9-17, 50Rs per gli stranieri, 30Rs per gli indiani), un raffinato mausoleo, risalente al XIX secolo, dedicato al Maharaja Jaswant Singh II, da cui deriva il nome.  Il mausoleo, in brillante marmo bianco, finemente scolpito,  presenta pilastri, aperture a volta merlata, finestre di marmo lavorate (jhalis), i tipici balconi aggettanti (Jharoka) e chioschi sorretti da pilastrini (chaatri). Esso poggia su una base in arenaria rossa scolpita e recintata, ed è delimitato da un incantevole giardino panoramico e da un bacino d’acqua (Dev Kund), circondato da strati rocciosi  rossastri ove stazionano diversi tipi di uccelli. Negli anni successivi vennero costruiti il crematorio reale e diversi cenotafi visitabili. L’atmosfera del Jaswant Thada è molto piacevole e tranquilla, spesso allietata dalla musica tradizionale di qualche suonatore. Da qui si gode anche una notevole veduta sul Forte. La durata della visita è < 1 ora.
Ritorniamo in hotel per pranzo. Trascorriamo un paio d’ore in piscina, prima di risalire in camera per il sopraggiungere di un temporale. Comincia a piovere prima in maniera decisa poi a tratti. Ci riposiamo un po’ prima di indossare gli impermeabili ed uscire. Col tuk-tuk raggiungiamo una zona centrale e caotica di Jodhpur, il Sardar Market, un bazar ricco di negozi e attività di ogni genere, disseminato di bancarelle ed ambulanti, solitamente sovraffollato e pieno di odori, con un continuo flusso di moto, bici, tuk-tuk e mucche. Il punto di riferimento del bazar e della città vecchia, è il Ghanta Ghar, sede della Torre dell’Orologio, costruita dal Maharajah Sardar Singh, nel periodo 1880-1911. Sullo sfondo della Torre si staglia verso nord, in tutta la sua magnificenza,  il Forte Mehrangarh.  Dal Ghanta Ghar, procediamo a piedi verso nord, passando dalla porta Girdikot, e gironzolando tra le viuzze del centro. Raggiungiamo a breve distanza un’importante attrazione della città, il Toorji Ka Jhalra Bavdi, un antico pozzo a gradini di 300 anni, costruito in arenaria rosa-rossa, in stile Rajput. Le pareti del pozzo presentano incisioni, con intagli di elefanti danzanti, leoni e mucche medievali, e nicchie contenenti sculture di divinità indù. Dopo la visita ci rilassiamo sulla terrazza del bar-ristorante Open House, il cui punto forte è la vista superba sul Forte e sul Baori. Intanto il cielo si apre completamente lasciando comparire le stelle. In solitaria, raggiungo, a soli 5 minuti a piedi, in direzione est, un altro interessante pozzo a gradini, il Mahila Bag Ka Jahlra, e il bacino d’acqua, di epoca medievale, Gulab Sagar, che si staglia sullo sfondo del Forte, oramai illuminato dalle luci artificiali. Prima di tornare in hotel visitiamo diversi negozi tra cui il MV Spices e Maharani Spices, due esercizi commerciali contigui, entrambi da consigliare (specie il secondo), per la vasta scelta di spezie, tè aromatizzati, profumi ed oli essenziali, di ottima qualità. Torniamo al Ratan Vilas col tuk-tuk.  Buona cena in hotel.

XIII ° giorno: In giro per le case blu di Jaipur e lo spostamento a New Dehli

Ci alziamo con calma e dopo colazione prendiamo il tuk tuk di Riscia, per toccare alcuni siti unici di Jodhpur e dintorni: visitiamo parte dell’area Navchowkiya, l’area del Blue Corridor e della collina Pachetya,  il Giardino di Mandore (8-20, ingresso libero) ed il Tempio di Mahamandir (6-12,16-21, ingresso libero). L’area con maggior concentrazione di case blu di Jodhpur, nota come Navchowkiya è un posto estremamente affascinante per la ricchezza di edifici storici, per l’arte, i colori e i paesaggi unici che vi si trovano.  Riscia ci ferma in prossimità del Corridoio Blu, una particolare viuzza, delimitata da pareti di colore azzurro, con affreschi murali colorati. Dal Blue Corridor si può rimanere a gironzolare nel labirinto di vie blu dell’area Navchowkiya, oppure proseguire in salita verso il forte, attraverso uno spettacolare percorso panoramico, che si srotola sulla roccia rossastra della collina Pachetya, tra pareti e muretti azzurri, intervallati da murali colorati di elefanti, pavoni e divinità, che accompagnano il visitatore, fino al Tempio Mata Jwalamukhi Devi.

Tale tempio è situato subito sotto le mura di recinzione del Forte Mehrangarh, a livello del Tempio Chamunda Mata Ji. Lungo tale percorso si incontra anche un altro tempio di riferimento, il Panchmukhi Balaji, dedicato a Lord Hanuman. Dopo la visita dell’area, procediamo col tuk-tuk per Mandore. Il Giardino di Mandore, situato 10km a nord di Jodhpur, e’ un sito immerso nel verde, circondato da colline rocciose rossastre, su cui si ergono stupendi cenotafi, in arenaria rossa, appartenenti ai Maharaja del Marwar. Mandore era infatti, la capitale del Marwar, e un importantissimo centro artistico-culturale, fino alla fondazione di Jodhpur. Con il trasferimento del regno, Mandore  divenne il luogo di cremazione reale. Fanno parte dell’area anche alcuni templi indù, i resti del Forte di Mandore, un museo, alcune terrazze con punti panoramici, alcuni palazzi  e un bar-ristorante, il Vishnu Fast Food & Restaurant, che utilizzeremo per una pausa gelato. Il luogo è molto suggestivo e tranquillo, abitato da colonie di scimmie langur, e ricorda, per l’ubicazione, i  colori e le caratteristiche architettoniche delle sue strutture, i templi cambogiani di Angkor. I cenotafi più sfarzosi, sono quelli dei Maharaja Jaswant Singh e Ajit Singh, che sembrano veri e propri templi, per le dimensioni e la ricchezza di strutture architettoniche, con jharokha (finestre), sikhara (torre indù), incisioni intricate,  sculture di divinità, di elefanti, di leoni e di fanciulle celestiali.  Dopo aver visitato i cenotafi, raggiungiamo l’area del Forte, di cui rimangono vari terrazzamenti in pietra e resti di antiche palazzi. Raggiungiamo alcuni punti panoramici meno frequentati, e piu’ densamente popolati da colonie di scimmie langur, e, successivamente, il palazzo Ek Thamba Mahal, una struttura unica nel suo genere, di forma ottagonale, finemente scolpito, con 4 facciate con finestre traforate e 4 facciate con finestre balconate (jharokha).

Indi ci rilassiamo al bar-ristorante del sito. Tralasciamo per mancanza di tempo e di forze, il Museo di Mandore e il contiguo Tempio Mandore Bheruji. Ritornando in direzione sud verso Jodhpur, facciamo una piccola deviazione per il villaggio di Mahamandir, ove visitiamo il tempio indù omonimo. Il Tempio Mahamandir è un gioiello nascosto di Jodhpur, dedicato al Dio Shiva.  Già il meraviglioso portale di ingresso, finemente scolpito e con delicati jharoka sul piano superiore, lascia presagire la presenza di un sito religioso non secondario. Dal portale si accede ad un ampio cortile, delimitato da un portico voltato con colonne, e sale interne che, attualmente, vengono utilizzate come aule di scuola, per i bambini del villaggio. Il Tempio, che poggia su un piano rialzato in pietra, è caratterizzato da un colonnato aperto (84 pilastri) con archi a volta merlata, finemente scolpiti con disegni raffiguranti posture di yoga. Centralmente è situato il sancta sanctorum. I pilastri sorreggono un piano superiore terrazzato con cupole periferiche, pilastri e archi, più interni, che delimitano le pareti del corpo centrale. Al di sopra di questo piano, si ammirano altre cupole e la classica torre indù dei mandir, magistralmente scolpiti. Grazie alla disponibilità dell’austera custode del sito (o della scuola), per una piccola mancia, riusciamo ad entrare nel sancta sanctorum, ammirando la bellezza degli antichi affreschi murali, raffiguranti Shiva ed altre divinità. La presenza di bambini nelle pause dalle lezioni, ci ha anche consentito di scambiare qualche parola con loro, con mia figlia estremamente incuriosita dalle divise azzurrine indossate dalla scolaresca, dalle aule, dall’insolita  “scuola” e dalle maestre. La durata della visita è  <1ora. Nel primo pomeriggio pranziamo al ristorante On the Rock, situato a 2,3km dal Ratan Vilas, in prossimità del Palazzo Umaid Bhawan (che osserviamo solo dall’esterno).

Il ristorante presenta un curatissimo giardino alberato, un negozio, un’accogliente sala interna, in stile più africano che indiano, e un buona varietà di bevande e di cibi (indiani, orientali e anche continentali, con pizza e pasta), a prezzi decisamente sopra la media. Discretamente soddisfatti, lasciamo il ristorante e torniamo in hotel per il check out tardivo, richiesto on line all’atto della prenotazione. Ci rilassiamo con un gelato a bordo piscina, in attesa dell’ora concordata col tassista, contattato dall’hotel in mattinata, per raggiungere la stazione dei treni di Jodhpur. Ci facciamo anche prenotare dall’hotel, un’abbondante porzione di polpette di pollo e patatine (essenzialmente per nostra figlia) da consumare sul treno. Al prezzo di circa 300 rupie, il taxi ci conduce alla stazione dei treni di Jodhpur, distante solo pochi minuti e circa 2,5 km dall’hotel. Abbiamo una prenotazione per la tratta Jodhpur – New Delhi, con il treno notturno Mandore Express, in classe 1AC, dalle ore 20.30 alle ore 6.45. La stazione di Jodhpur è accogliente e sicura, anche se sovraffollata. Questa volta accettiamo, immediatamente, la collaborazione di un uomo di fatica della stazione, che carica i bagagli su un carrello portavaligie, e ci conduce in un posto preciso, verso l’inizio dei binari della stazione. Dopo circa una mezz’ora di attesa sulle panchine, in perfetto orario arriva il treno. Il facchino accompagna mia moglie e mia figlia nel vagone della classe 1AC, poi ritorna, carica le pesanti valigie e le sistema sotto ai lettini della camera, poi ritorna e mi fa strada per ultimo. Infine mi chiede 500rupie per il servizio. Un po’ caro per gli standard indiani, ma rispetto alla fatica del primo viaggio in treno, questa volta non abbiamo alzato un dito. La classe 1AC ha una camera privata chiusa, con aria condizionata e biancheria, e 4 letti per ciascun lato. Facciamo amicizia con il nostro compagno di viaggio, un simpatico vecchietto indiano, ex insegnante, molto gentile e cordiale. Consumiamo la cena portata dall’hotel e andiamo a letto.

XIV ° giorno: Alla scoperta di New Dehli 

Ci alziamo verso le 6.00, il cielo è estremamente nuvoloso e si sposa con il grigiore della miseria, dei sovraffollati agglomerati di casupole, che sorgono lungo la ferrovia, per decine di chilometri. Arriviamo con lieve ritardo alla stazione di New Delhi. All’uscita dal treno, subito veniamo agganciati da qualche tassista. Cediamo a quello meno insistente, provvisto di un minivan, parcheggiato subito dopo l’uscita della stazione. La stazione di New Delhi e i suoi paraggi, sono letteralmente un inferno, con un sovraffollamento e un traffico allarmante, reso ancor più paralizzante dalla pioggia. Nonostante ciò, riusciamo in una mezz’ora a districarci, e ad immetterci sulla strada. A una distanza di 2,3 km dalla stazione, raggiungiamo l’hotel The Connaught-IHCL SeleQtions, dove staremo per due giorni, fino alla notte del 10.07.  L’ hotel ha una posizione invidiabile, essendo situato nella zona moderna di Delhi, in prossimità di Connaught Place. Le camere sono un po’ piccole, ma pulite e dotate di ogni comfort, le sale comuni spiccano per una splendida ed elegante architettura in art deco. Vi è anche un’area benessere, una piscina esterna (non utilizzata per il tempo estremamente piovoso), un ristorante e un bar. La colazione a buffet è superlativa, in termini di varietà e qualità, sicuramente la migliore del nostro percorso in India. L’unico neo, sono i costi eccessivi e sproporzionati, dei piatti a pranzo e cena. Dopo colazione torniamo in camera e ci riposiamo un pò anche perché impediti da un abbondante pioggia. Dopo qualche ora, usciamo con abbigliamento idoneo (impermeabili e sandali di gomma) e saltellando sulle estese pozzanghere createsi, prendiamo un tuk-tuk. A pochi passi da Cannaught Place, lungo una strada residenziale, dietro un muro di pietra, si nasconde un’antica meraviglia sotterranea di Delhi: l’Agrasen Ki Baoli (9-17.30, ingresso libero), un antico pozzo a gradini, risalente al XIV-XV secolo, costruito come serbatoio d’acqua in epoca medievale. Il pozzo si presenta con una spettacolare discesa di scalinate, scolpite nella roccia, delimitata sui lati da pareti simmetriche con nicchie ad arco ogivale, e di fronte da una parete con grosse aperture scure ad arco. L’architettura, le ombre, il buio ignoto delle aperture di fronte, l’acqua scura e l’eco dei piccioni,creano un atmosfera  inquietante su cui sono sorte diverse leggende metropolitane, con storie di maledizioni, demoni, suicidi e fantasmi. Per pranzo, ci fermiamo al vicino Caffè Tonino.  A seguire raggiungo in solitaria, con molte difficoltà legate alla pioggia intermittente, e ai frequenti allagamenti delle strade, Chandni Chowk, uno delle aree storiche e commerciali più antiche e affollate della Vecchia Delhi. Chandni  Chowk si estende con un viale pedonale, da poco ristrutturato, della lunghezza di 1,6km, dal Lahori Gate del Forte Rosso alla Moschea Fatehpur Masjid.

Il Forte Rosso di Delhi è un’enorme fortezza in arenaria rossa, che si estende su un territorio di 103 ettari, racchiuso da 2,4 km di alte mura difensive. Fu costruito dall’imperatore moghul Shah Jahan, nel XVII secolo e, attualmente, rappresenta uno dei simboli dell’ indipendenza dell’India dal colonialismo inglese. Il Forte comprende un complesso di edifici, in stile persiano, impreziositi da torri, facciate scolpite, pilastri, cupole, decorazioni intricate e giardini. Entrando dalla porta di Lahore, si accede al Chatta Chowk, una galleria che fungeva, in passato, da mercato coperto, dedicato ai nobili, per acquistare seta e gioielli. Attualmente è un ordinato bazar ricco di negozietti e bancarelle con artigianato locale.  Dal Chatta Chowk si accede alla Naqqar Khana o case dei tamburi, che si trova all’ingresso tra corte esterna e corte interna. Seguono il Diwan-I-am o Sala delle Udienze Pubbliche, con i suoi caratteristici pilastri rossi, il Rang Mahal,  deputato al riposo delle donne reali, il Khas Mahal o Palazzo Privato dell’Imperatore, il Diwan-I-Khas o Sala delle Udienze Private, che corrisponde al padiglione più ricco artisticamente, e il Moti Masjid o Moschea delle Perle. Seguono altri edifici “minori” e l’Hayat Bakh Bagh o “Giardino Apportatore di Vita”.

Sui due lati di Chandni Chowk, si susseguono diversi edifici religiosi, numerose haveli, e infiniti negozi che si continuano ininterrottamente nelle numerose traverse che la intersecano, ognuna delle quali presenta una mercanzia specifica. Abbondano bancarelle con cibi da strada, negozi di alimenti, di spezie, di profumi, di sari ricamati, di abbigliamento, di calzature, di pelli, di stoffe, di libri, di gioielli e di elettronica. Partendo dal Forte Rosso si susseguono i seguenti edifici storici: 1) il tempio giainista Shri Digambar Jain Atishay Kshetra Lal (5-13, 16-23, ingresso libero), situato di fronte al Forte Rosso, all’inizio di Chandni Chwock Road. Il tempio è facilmente riconoscibile per le tre caratteristiche guglie rosse che svettano verso l’alto.  Il tempio fu costruito nel 1658, durante il regno Mughal dell’imperatore Shahjahan, quando fu fondata la città fortificata di Shahjahanabad, poi convertita in Old Delhi. Il tempio comprende una base con cortile e colonnato, un piano superiore con alcuni santuari (come quello per il Signore Mahavira), tre guglie in arenaria rossa e un pittoresco ospedale per gli uccelli; 2) il Shri Gauri Shankar Mandir (5-10, 17-22, ingresso libero), un antico tempio indù, risalente al 1761, in pietra bianca, dedicato alle divinità Shiva e Parvati, caratterizzato da un’architettura affascinante e differente rispetto ad altri Mandir; 3) la piccola Chiesa Centrale Battista, del 1814; 4) il Gurudwara Sis Ganj Sahib (12-23.59, ingresso libero), un tempio sikh del 1783, dedicato al nono Guru Sikh, decapitato durante il regno Mughal, per non essersi convertito all’Islam. Il tempio è riconoscibile dall’esterno per i diversi chhatri con cupola d’oro che sormontano i tetti del palazzo e del portale di ingresso; 5) il Ghantaghar o Torre dell’Orologio (non più presente), area attualmente occupata da giardini e da un interessante edificio di epoca coloniale (1860), giallino con finiture bianche, per lungo tempo sede del Municipio di Delhi; 6) la Fathepuri Masjid, posizionata alla fine del viale e opposta al Forte rosso, è un’antica  moschea in arenaria rossa con cupola bianca, chaatri, minareti e porticato voltato, costruita nel 1650, per volere della regina Fathepuri Begum.

Nell’area di Chandni Chowk si possono ammirare diverse Haveli, spesso nascoste e bisognose di manutenzione. Tra le più importanti ricordiamo: la Haveli Begum Samru (Bhagirath Palace) del 1806, le Naughara Haveli, case giainiste del XVIII secolo, Khazanchi Haveli, casa dei contabili di Shah Jahan, Mirza Galib Haveli, Chunnamal Haveli, Zeenat Mahal Haveli, Haveli Dharampura convertita in albergo, Haveli Naharwali, ecc… In questo posto, l’entità del disordine e del caos è tale,  che può spesso presentarsi una sensazione di panico e di disagio nei visitatori, specie in presenza di pioggia. Il consiglio è di superare ogni paura superflua, adattandosi lentamente al luogo. Dopo qualche ora tutto passerà, si camminerà nelle strade, tra i negozi e le bancarelle, con l’acqua alle caviglie, si contratterà all’infinito con i negozianti, si aiuterà qualche malandato sfortunato, ci si inoltrerà tra i vicoli in maniera impensabile prima, ci si abituerà ai rumori, agli odori, agli ostacoli, alla massa di fili elettrici sospesi, agli animali, alla gente, ci si divertirà come non avresti mai immaginato prima di venirci, e si riuscirà addirittura a realizzare che esiste un’armonia, un equilibrio sospeso su quel vortice di dissesto e confusione. Dopo la visita di Chandni Chwock, mi dirigo con ciclo risciò verso Jama Masjid (7-12, 13.30-18.30, ingresso libero), la moschea più grande dell’India, situata 1km a sud dell’area tra Forte Rosso e Chandni Chwock. Jama Masjid fu costruita nel 1650-56, dall’imperatore Mughal Shan Jahan, nel punto più alto di Shahjahanabad. Col passare degli anni, la Moschea è divenuta per gli indiani, un simbolo oltre che religioso, anche politico, perché teatro di importanti vicende storiche. Costruita in arenaria rossa, marmo bianco e con decorazioni in marmo nero, è una struttura imponente che si erge su un basamento sopraelevato, di circa 10 metri, rispetto alla città circostante. Alla Moschea si può accedere attraverso tre monumentali portali di ingresso, in arenaria, con associata scalinata a tre lati. La più importante di queste è la splendida porta est, a tre piani (da cui entriamo), che storicamente fungeva da ingresso solo per i reali. Dopo il portale di ingresso si accede ad un immenso cortile quadrato, pavimentato in arenaria rossa, con una capienza di 25.000 persone, incentrato da una vasca marmorea per le abluzioni. Il cortile è delimitato da un porticato con pareti incise e arcate aperte, e dai tipici chhatri ai 4 angoli. La sala di preghiera consiste in uno splendido edificio voltato e decorato, con impressionante facciata di ingresso, e con un tetto sormontato da 3 raffinate cupole di marmo bianco con punte dorate. Le cupole sono fiancheggiate da 2 minareti, in arenaria rossa, rigata da marmo bianco, sormontati da chhatri in marmo bianco. Per la visita è necessario avere un abbigliamento consono, con spalle e gambe coperte (con stoffe che possono essere noleggiate all’ingresso), e piedi scalzi (le scarpe vengono custodite fuori dall’ingresso). Il sito è magnifico e assolutamente imperdibile per tutti visitatori di Delhi. Per chi ha più tempo a disposizione, nelle immediate vicinanze della moschea, in direzione nord (verso Chandni Chwock), si possono visitare due interessanti templi: il pittoresco Tempio Iskcon (4.00-13.00, 16.15-21.00, ingresso libero), dedicato alle divinità indù Krishna e Radha, e il Tempio Shri Digamber Jain Naya, Dharampura (5:30-11:30, 18-21.30, ingresso libero), un piccolo gioiello giainista, in marmo, con interni magnificamente dipinti con colori in oro e blu, situato a 60 metri dall’Haveli-Hotel Dharampura. Torniamo col tuk tuk in hotel. Dopo doccia, il tempo si riassesta, e possiamo raggiungere senza problemi per la cena, il ristorante Warehouse Cafè, in Connaught Place. Il Warehouse Cafè è un ottimo locale con musica, che offre una cucina molto varia con piatti indiani, asiatici, americani, continentali ed italiani, e una vasta scelta di bevande. Ci divertiamo e mangiamo bene.
Dopo la cena, esploriamo a piedi Connaught Place, gironzolando piacevolmente tra i negozi.  Connaught Place è, infatti, un’area moderna commerciale di Delhi, di epoca coloniale (1929-33), composta da una doppia rotatoria, fiancheggiata da edifici neoclassici bianchi, con portici colonnati, che ospitano una serie di negozi, ristoranti, banche, uffici, alberghi e bancarelle. Dopo qualche acquisto, oramai di notte, torniamo in hotel col tuk tuk.

XV° giorno: Ultimo giorno in giro per New Dehli

Ci alziamo con calma, un po’ demoralizzati dal tempo grigio e piovoso che si scorge dalla finestra. che caratterizzerà l’intera giornata. Ciononostante, dopo un superba colazione ricca di prodotti naturali, di alta qualità, decidiamo di raggiungere, in direzione sud, il mercato principale di Dill Haat, distante 10 km circa, e 25 min di tuk tuk dall’hotel. La zona sud di Delhi, per le aree attraversate dal tuk tuk, appare particolarmente moderna, pulita, ricca di verde, intersecata da ampi viali  alberati. Dill Haat è un mercato artigianale chiuso, parzialmente coperto, con ingresso a pagamento (100 Rs per gli stranieri, 30 Rs per gli indiani), che ospita una discreta varietà di stand con differente mercanzia (souvenir, abbigliamento, ceramiche, dipinti, gioielli, oli essenziali, saponi, borse, accessori, profumi, cibo, ecc..) I vantaggi di questo mercato sono la buona qualità delle merci, l’assenza di folla, l’assenza dei rumori della strada, la contrattazione limitata con i venditori, la possibilità di riposarsi quando si vuole, la possibilità di mangiare qualcosa e di assistere a non rari spettacolini di strada. Lo svantaggio è essenzialmente legato ai prezzi, più alti rispetto ad altri mercati. Mangiamo qualcosa nel mercato. Purtroppo il cielo diventa sempre più nero, e la lenta ed intermittente pioggia, si trasforma in un diluvio costante, che ci costringe a ritornare in hotel, rinunciando alla tappe successive: il villaggio di Hauz Khas (10.30-19, 250Rs per gli stranieri, 20Rs per gli indiani), e soprattutto, il Qutub Minar (7-17, 500Rs per gli stranieri, 30Rs per gli indiani), nel distretto Mehrauli. Il villaggio di Hauz Khas è un ampio parco verde con annesso lago artificiale, contenente i resti dell’antico forte omonimo e varie tombe reali. Il complesso Qutub Minar è, invece, un sito con alcuni capolavori assoluti dell’arte indo-islamica, come il minareto, risalente al 1200, alto 73metri, in arenaria rossa e marmo, con fini incisioni geometriche e calligrafiche, l’Alai-Darwaza, un edificio a cupola, in arenaria rossa e marmo bianco, finemente decorato, e la moschea  Quwwat-ul-Islam, la più antica dell’India del Nord. Torniamo in hotel con molte difficoltà legate agli allagamenti stradali, e passiamo qualche ora in camera. Dopo una doccia rigenerante e dopo aver preparato le valigie, scendo alla reception per prenotare un taxi per l’aeroporto, e ci ritroviamo nel ristorante dell’hotel per la cena .

Verso 23.30 raggiungiamo col taxi l’aeroporto internazionale Indira Gandhi, distante  13 km e 20 min, da Connaught Place. Per entrare in areoporto è necessario esibire i biglietti, dopo aver fatto il check in on line il giorno prima; in alternativa bisogna passare per un ufficio esterno e farli stampare. Rapidamente ci liberiamo delle valigie di stiva, e dopo i controlli, raggiungiamo l’area duty free, ricca di negozi (con prezzi 10-20 volte superiori a quelli medi indiani). Passeggiamo tra i negozi e compriamo qualcosa da mangiare fino all’ora dell’imbarco. Partiamo in perfetto orario alle 3,30 con il diretto ITA Airways.

Dopo un volo tranquillo, pressoché privo di turbolenze (nonostante la pioggia al decollo), arriviamo alle 8.15 ora locale all’Aeroporto Fiumicino di Roma.