DIARIO di VIAGGIO INDIA (Uttar Pradesh-Rajasthan) – PARTE I – 

 

Guarda anche il diario di viaggio in India -PARTE II-

Informazioni utili

Visto: obbligatorio, rilasciato on line su Visti.it (si richiedono fototessere nuove e precise).
Volo: diretto Roma-New Delhi con compagnia ITA Airways, prenotato on line su Skyscanner.
Hotel: prenotati on line su siti Agoda e Booking;
Treni: prenotati on line su 12 Go.
Taxi: prenotati in loco
Moneta: rupia indiana (1 euro corrisponde a circa 88 rupie). Ricordare di cambiare un’adeguata somma di denaro in aeroporto.
Clima: caldo-umido (tranquillamente sopportabile), con sporadici temporali, ad eccezione degli ultimi due giorni a New Delhi, ove abbiamo trovato una pioggia costante ed insistente, che ha condizionato non poco il percorso delle visite.
Vestiti: indumenti leggeri, impermeabile, sandali di gomma, zaino.
Vaccinazioni: non obbligatorie e non necessarie. E’ indispensabile seguire invece le regole classiche di prevenzione data le approssimative condizioni di igiene alimentare.
Farmaci da portare: paracetamolo (sciroppo e cp), ibuprofene (sciroppo e cp), antibiotico a largo spettro, specie per batteri intestinali (sciroppo e cp), probiotici, loperamide (cp) e diosmectite (bustine), cortisonico (bentelan ) in e cp, antistaminico.
Assicurazione sanitaria: da consigliare sempre. La sanità è quasi sempre privata, costosa, ma funzionale.
Operatore telefonico: scheda AIRTEL da acquistare in aeroporto.
Postpay e carte: accettate se abilitate per l’estero (operazione che si può fare anche on line).
Cibo: nonostante prevalgano cibi vegetariani e sempre speziati, abbiamo trovato comunque cibi occidentali appetibili per una bambina, sia negli alberghi sia in vari ristoranti, studiati on line da casa.
Religione: per comprendere la cultura indiana, i suoi templi e il suo popolo, è fondamentale conoscere i punti essenziali dell’induismo.
L’induismo è un sistema di credenze, di oltre 4000 anni, basato essenzialmente sui concetti di karma e di reincarnazione. Il karma è l’insieme delle azioni compiute da un uomo nell’arco di una vita, che determina, dopo la morte, la reincarnazione dell’anima in un altro corpo, in una condizione migliore o peggiore, a seconda dello stile di vita condotto nella precedente vita, rispettivamente cattivo o buono. Solo conducendo una vita basata sulla completa rettitudine (o immergendosi nel fiume sacro Gange), è possibile per l’anima estinguere il debito karmico, liberandosi del ciclo morte-rinascita (samsara), raggiungendo la salvezza (moksha) e congiungendosi al divino. Le divinità principali dell’induismo (trimurti) sono Brahma, colui che crea l’universo, Vishnu, colui che lo preserva, e Shiva, colui che lo distrugge per consentirne la rinascita. A questi si aggiungono divinità (avatara) discese dal cielo sulla Terra, sotto diverse forme e manifestazioni, come Krishna (considerato sia un dio a sé stante, sia uno degli avatar di Vishnu, incarnatosi per portare armonia e giustizia nel mondo), Parvati (dea della fertilità, dell’amore e della devozione, moglie di Shiva e madre di Ganesh), Ganesh (dio dalla testa di elefante, divinità della saggezza, figlio di Shiva e Parvati), Devi (creatrice della vita e madre universale), Lakshmi (dea della ricchezza, consorte di Vishnu), Saraswati (dea del linguaggio e dell’eloquenza), Kamdhenu (dea delle vacche), Hanuman (dio scimmia della lealtà), ecc.
Al di sopra di tutti vi è il Brahman, la forza divina suprema, l’unità cosmica, che permette a tutti gli esseri esistenti, divini, umani e non umani, di manifestarsi, un po’ come gli attori e le scene in un teatro (ove il teatro è il Brahman). La legge del Karma influisce sulla struttura sociale della popolazione, ancora suddivisa, nonostante l’abolizione del 1947, in rigide caste: Brahmini (sacerdoti ed intellettuali), Kshatria (guerrieri e nobili), Vaishya (contadini, artigiani, mercanti), Shudra (servitori) e Paria (intoccabili). Il karma dell’individuo determina la casta in cui l’anima rinascerà. Chi nasce tra le caste elevate, merita la vita da benestante, avendo compiuto buone azioni nella vita precedente. Chi nasce nella miseria e nella malattia deve, invece, accettare la sua condizione di sofferenza, avendo agito negativamente nella vita precedente. Gli scopi della vita perseguibili dagli induisti sono il Dharma (giustizia, etica, ordine, valori), l’Artha (il benessere economico e il potere), il Kama (la soddisfazione dei desideri, anche il piacere sessuale), il Mokhsa (la liberazione dalle catene del nascere-morire).
Questi brevi fondamenti dell’induismo consentono di comprendere alcuni tratti comuni degli indiani, visibili nella vita di tutti i giorni, come la calma, la pazienza, la non ribellione legata all’accettazione del loro stato, la non violenza, l’etica, la benevolenza, l’indifferenza, l’accettazione della sofferenza, l’aspirazione alla ricchezza materiale ed al potere, l’ininfluenza della morte, la dieta vegetariana, la sacralità delle vacche, il bagno in acque considerate sacre, le sculture erotiche scolpite sui mandir, ecc..). Altre religioni diffuse in India sono quella musulmana, il Gianismo ed il Sikhismo.

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I° giorno: Arrivo a New Delhi

Partiamo con compagnia ITA Airways da Roma Fiumicino alle ore 14.00 circa, e arriviamo, dopo circa 8ore di volo, a New Delhi, all’1.30 ora locale (+4 ore).
Le cose da fare nell’aeroporto di New Delhi, sono diverse ed imprescindibili: oltre all’attraversamento della dogana e al ritiro delle valigie, è indispensabile cambiare un’adeguata somma di denaro, acquistare una scheda telefonica AIRTEL (nel negozio situato all’uscita tra gate 4 e gate 5), reperire un taxi all’esterno. Nonostante l’ora, tra le 2 e le 3 di notte, sia l’areoporto Indira Gandhi, che l’area esterna all’aeroporto, appaiono sovraffollate e rumorose, come un mercato all’ora di punta, ma ben organizzate; infatti appena usciamo all’esterno, troviamo un taxi quasi istantaneamente. Il tassista, sotto una lieve pioggia, ci conduce, in circa 30 minuti (13 km), al nostro Hotel, l’Ambassador, New Delhi -IHCL Seleqtions-, edificio storico situato in una posizione molto centrale, in prossimità di Khan Market, ove soggiorneremo per 2 notti. L’Hotel, sulla carta 5 stelle, offre camere pulite, un bel giardino, e ottimi ristoranti come lo Yellow Brick Road con cucina tailandese, indiana e continentale, il Larry’s China con cucina cantonese e del Sichuan, e l’Insomnia, un bizzarro bar in stile art deco. Il tempo di una doccia e di sistemare le valigie e poi a letto.

 

II° Giorno: In giro per New Dehli – Humayun’s Tomb e Gurudwara Bangla Sahib

Ci svegliamo tardi con il sole alto, un pò intontiti dal fuso orario, e dopo discreta e lenta colazione in hotel, prendiamo un tuk tuk (che in India hanno un tipico colore giallo e verde) per raggiungere, in direzione sud-est, in meno di 10 minuti (2,4km), la prima tappa del nostro percorso di viaggio: la Tomba di Humayun (6-18, 550 Rs per gli stranieri, 35 Rs per gli indiani), nel quartiere Nizammudin.
Humayun’s Tomb
è un complesso di splendide strutture storiche risalenti al periodo della dominazione araba dell’India. Il complesso comprende il Mausoleo di Humayun, dedicato all’imperatore omonimo della dinastia Moghul, costruito nel 1565, in stile persiano-indiano, dall’architetto afgano Ghiyas, e altri mausolei “minori”, come il Mausoleo e la Moschea di Isa Khan, risalenti al 1547, della dinastia Suri, la tomba di Bu Halima e il portale Arab Ki Serai, di epoca Moghul, il Mausoleo e la Moschea di Afsarwala, costruiti nel 1560, risalenti al periodo Moghul, la tomba Neela Gumbad o cupola blu, risalente al 1530, di epoca Moghul, la tomba Nai Ka Gumbad o Tomba del Barbiere, datata 1590, l’Arab Serai, caravanserraglio del XVI ° secolo, ecc.
Dopo l’ingresso, attraverso un portale di pietra, sul lato ovest, il primo edificio che si incontra è il Mausoleo di Isa Khan. Tale struttura, di notevole impatto, racchiusa da mura, e situata in un giardino verdeggiante di forma ottagonale, è caratterizzata da un edificio, anch’esso di forma ottagonale, con pilastri, archi, fini decorazioni, cupola centrale e otto piccole cupole periferiche di colore blu. Sul lato occidentale della tomba, si trova la Moschea di Isa Khan, caratterizzata da tre camere, quella centrale in arenaria rossa, quelle laterali in pietra grigia, con tre ingressi ad arco, decorate con piastrelle smaltate colorate, e sormontate da una cupola centrale in marmo bianco, e da due chioschi a pilastro (chattris). Segue la Tomba e il Giardino di Bu Halima, che spesso passa inosservata per l’assenza di segnaletica, che comprende un rigoglioso giardino, un enigmatico edificio rettangolare in pietra e un imponente portale. Sulla destra del percorso principale, verso sud, superato il bel portale Arab Ki Sarai, si raggiungono, in un’area più appartata, il Mausoleo e la Moschea di Afsarwala, costruite in arenaria, caratterizzate da edifici, con archi a volta, sormontati da cupole.
Ritorniamo sul viale principale. Esso conduce dopo 200 metri alla porta ovest, uno splendido portale ad arco doppio, con facciate ad arco ogivale, sormontato da 2 chattris. Il portale immette nell’area della Tomba di Humayun. Il Mausoleo di Humayun è una spettacolare opera d’arte, elegante e simmetrica, costruita in arenaria rossa e marmo bianco, caratterizzata da un’enorme terrazzamento inferiore voltato, su cui poggia una struttura delimitata da grandi e piccole volte ad arco, a sua volta sormontata da una cupola in marmo bianco e da chioschi a pilastro (Chatri) periferici. Il mausoleo è situato al centro del Chahar Bhag, il giardino paradisiaco dei musulmani, diviso al centimetro, in quattro aree alberate, da canali d’acqua e passaggi pavimentati. I panorami dal terrazzo rosso del mausoleo, la pace incontrastata, il profumo degli alberi di frangipane, la cura e la pulizia dei giardini, allungano ulteriormente il tempo di visita, che si aggira intorno alle 2-3 ore.
Sul lato sud-est della Tomba di Humayun, si trovano: la Tomba di Nila Gumbad, caratterizzata da un rivestimento blu della cupola, da una pianta ottagonale all’esterno e quadrata all’interno, e da fini decorazioni interne, e la Tomba Nai Ka Gumbad (o Tomba del Barbiere), costruita in arenaria rossa e grigia, molto rifinita, con cupola centrale, baldacchini piastrellati, finestre traforate e minareti.

Dopo la visita ci dirigiamo col tuk tuk verso un’altra tappa imperdibile di Delhi: la vicina Tomba di Safdarjung (7-17, 200 Rs per gli stranieri, 15 Rs per gli indiani). La Tomba di Safdarjung è un bellissimo mausoleo in arenaria rossa-marrone e marmo bianco, costruito nel 1754, in stile tardo Moghul, più piccolo ma molto simile a quello di Humayun. Il mausoleo è situato in un incantevole giardino racchiuso da mura, diviso in quattro parti da canali d’acqua, con uno scenografico viale di accesso centrale, orlato da alte palme, e incentrato da un lungo canale d’acqua con fontane. Il Mausoleo presenta una base rialzata terrazzata con archi a volta, una struttura superiore quadrata a due piani, una cupola “a bulbo” di marmo bianco, e 4 torri ottagonali ai vertici, dotate di chioschi a pilastro e fini decorazioni in marmo. Adiacente al portale di ingresso, si ammira la Moschea, un edificio contraddistinto da 3 tipiche cupole a strisce. Il tempo necessario per l’esplorazione della tomba è di almeno 1 ora. Il sito è molto gradevole perchè immerso nel verde, poco frequentato, molto fotogenico (specie al tramonto), pulito e abbastanza curato. Dopo la visita ci dirigiamo col tuk tuk, in pochi minuti (2,3 km), al vicino ristorante Big Chill Cafe’ in Khan Market.
Khan Market è un’area commerciale moderna di Delhi, resa gradevole dall’alta concentrazione di eleganti negozi, di bar e ristoranti. Il Big Chill Cafè ha una caratteristica porta di accesso verde, da pub irlandese, ed è situato ai piani superiori di una palazzina non particolarmente attraente. Una volta però salite le scale, si accede a locali molto curati, caldi e giovanili. Il ristorante offre una notevole varietà di cibi a prezzi medi: dall’indiano al continentale, all’italiano, ed è indicato anche per i bambini più schizzinosi. Lo staff è disponibile e attento ad ogni richiesta, tra cui quella classica, e per gli indiani incomprensibile, di evitare qualsiasi spezia.

Dopo mangiato, torniamo a piedi all’ Hotel, distante solo 450 metri dal ristorante. Dopo doccia e riposo, ritorniamo in strada di sera, prendiamo un tuk tuk in direzione nord, verso Connaught Place, con destinazione Gurudwara Bangla Sahib (h 24, accesso libero), distante 6 km e 20 minuti dall’hotel. I Gurudwara sono i templi della religione Sikh, e il Bangla Sahib è sicuramente il gurudwara piu’ importante di Delhi, la cui visita rappresenta un’esperienza unica, da consigliare a qualsiasi visitatore. Il Sikhismo, che crede in un Dio eterno che incarna l’amore universale, è soprattutto una pratica di vita, basata sul pregare e ricordare il Creatore, sul lavorare con impegno ed onestà, e sul condividere ciò che si ha. Il tempio è caratterizzato da imponenti edifici rivestiti da marmo bianco, con portali e finestre in classico stile indiano, stupefacenti cupole d’oro, porticati, ricchi interni con aree intarsiate rivestite d’oro, pavimenti in marmo, e da un lago sacro attorno a cui i devoti (riconoscibili per i capelli lunghi, le barbe lunghe e il turbante) ruotano in senso orario al canto ipnotico della preghiera del guru. L’accesso è libero, ma ha le sue regole: copricapo, piedi nudi, spalle coperte nelle donne, gambe coperte negli uomini e nelle donne. Il tempio è pervaso da un’atmosfera di reale spiritualità, di carità e di pace, ove gli intenti di purezza coincidono con il bianco brillante degli elementi fisici circostanti. Partecipiamo al rituale religioso del cibo, a base di un impasto di farina, e sostiamo vicino al lago, purtroppo non per molto per la mia disattenzione di non aver coperto le gambe. Ci divertiamo molto con la nostra bambina, intenta a seguire con precisione le regole di ingresso e del rituale religioso. Indi, lasciamo quest’oasi di pace, quasi ultraterrena, per raggiungere con tuk tuk il vicinissimo (1,4 km 5min) Caffè Tonino in Rajiv Chowk (Connaught Place). Normalmente evitiamo sistematicamente i ristoranti italiani all’estero, per 3 ragioni: sono spesso italiani solo sulla carta, sono costosissimi e, soprattutto, se si è all’estero, va apprezzata doverosamente la cucina locale. Quando si hanno figli al seguito, però, cambia tutto. Il ristorante “italiano” è carino, accogliente, pulito e con uno staff paziente e disponibile. I piatti, con prezzi al di sopra della media, sono italiani solo nell’immaginazione, ma comunque accettabili dalla nostra bambina, e commestibili anche per gli adulti. Dopo mangiato, esausti, prendiamo un tuk tuk in direzione sud, e torniamo in hotel (6 km 15-20min), sostando per qualche minuto lungo Kartavya Path, il Viale monumentale, ricco di ambasciate straniere, che conduce all’ India Gate, l’arco di trionfo, simbolo dell’indipendenza indiana.

III° giorno: A spasso per il Lodhi Garden

Ci svegliamo di buon’ora; una giornata soleggiata senza l’ombra di una nuvola, ci attende all’esterno. La colazione in hotel, nell’accogliente e colorato Yellow Brick Road, è discreta, buona da un punto di vista qualitativo, ma molto limitata. Dopo colazione raggiungiamo l’esterno dell’Ambassador, ove prendiamo il solito tuk tuk, che ci conduce, in circa 5 minuti (1,6 km), al Giardino Lodhi, situato in direzione sud, tra Khan Market e Safdarjung Tomb.
Il Lodhi Garden (6-20, ingresso libero), è un luogo incantevole caratterizzato da una immensa area naturalistica con centinaia di specie arboree, piante e fiori, abitata da scoiattoli, pappagalli verdi, myna, passeri ed altri innumerevoli volatili, punteggiata da meravigliose tombe e monumenti, risalenti al periodo tra il XV° e il XVII ° secolo, delle dinastie Sayyd, Lodi e Moghul. L’area, frequentata soprattutto da amanti della natura e dello sport, appare estremamente curata e sicura, culturalmente molto rilevante, e nello stesso tempo ideale per i bambini. Acqua e snack possono essere reperiti dai non frequenti ambulanti presenti. Accediamo dalla zona nord dei giardini, all’altezza della Tomba di Sikandar Lodi. Il Mausoleo di Sikandar è una struttura in arenaria rossa, di forma ottagonale, in stile indo-islamico, con ampia cupola, colonnato, archi e quattro porte con intricati intagli e incisioni, che si ripetono sulle pareti e i soffitti della camera interna. Segue il Sheesh Gumbad (cupola di vetro), una meraviglia architettonica del XV° secolo, che contiene tombe della dinastia Lodi. In passato, le pareti e la cupola erano rivestite da uno strato di ceramica colorata, da cui deriva il nome, come è dimostrato dalle restanti piastrelle turchesi e blu cobalto della facciata. La struttura, di forma quadrata, è a due piani, presenta un mihrab (nicchia per la preghiera orientata verso La Mecca) sulla parete occidentale, tre aperture sugli altri lati, e una splendida cupola centrale. Sia gli interni che gli esterni sono impreziositi da raffinati disegni ed intagli. Proseguendo di fronte al Sheesh Gumbad, si raggiunge il complesso Bada Gumbad, situato nella zona centrale del parco, che comprende l’edificio Bada Gumbad, una Moschea e un padiglione ad arco, noto come Mehman Khana, costruiti in pietra rossa, grigia, nera e bianca.
Il Bada Gumbad (grande cupola) è un magnifico monumento del XV° secolo, in arenaria rossa, risalente alla dinastia Lodi. Alto 15 metri, si caratterizza per l’impressionante cupola, i possenti pilastri, la monumentale scalinata d’accesso e le intricate incisioni e disegni. La maestosità e la bellezza della struttura ne fanno uno degli edifici storici più importanti dell’India, anche se il suo scopo rimane un mistero, per l’assenza di tombe al suo interno. Il Bada Gumbad condivide il suo basamento, sui due lati, con una moschea e con il Mehman Khana (casa del gli ospiti). La Moschea è costituita da un edificio con cinque porte con volta a cuspide, le 3 centrali sormontate da cupole tozze, le due laterali da tetti, con fini incisioni e dipinti su intonaco calcareo. Come elementi distintivi si ammirano torrette angolari e balconi sopraelevati (jharokha).
Il Mehman Khana (casa per gli ospiti), situato di fronte alla moschea, è un edificio più semplice, con 3 grandi aperture ad arco, e 2 più piccole su ciascun lato. Dopo un po’ di riposo sulle panchine, all’ombra degli alberi, in compagnia degli scoiattoli, raggiungiamo l’area meridionale del giardino, dominata dalla Tomba di Muhammed Shah Sayyd. Si tratta di un possente mausoleo su base rialzata, caratterizzato da una struttura ottagonale, con colonnato ed archi a volta, cupola centrale circondata da 8 Chattris, e una camera interna contente 8 tombe con raffinati stucchi.

Dopo la visita ritorniamo verso l’ingresso nord del giardino, percorrendo la passerella più ad est. Questo passaggio ci consente di vedere altre interessanti strutture come la piccola Moschea, a pianta rettangolare a tre cupole, e la Porta Muraria d’ingresso, a tre arcate, risalenti al periodo Moghul. Prima dell’uscita si ammira un bacino d’acqua verde, immerso nella natura, attraversato da un antico ponte, detto Athpula, risalente al periodo del regno di Akbar. Il ponte, curvo, è costituito da otto piloni e sette arcate di pietra lavorata. Il tempo necessario per la visita è >3 ore. Dopo la visita raggiungiamo col tuk tuk, il Janpath Market, in Connaught Place (8,3km, 7 min). Si tratta di un mercato turistico e pulito, ricco di abbigliamento, artigianato e cibo, a prezzi onesti (dopo doverosa contrattazione). Gironzoliamo per un’oretta nell’area del mercato. Indi torniamo in hotel dove decidiamo di rimanere per il pranzo. Il menù proposto dal ristorante Yellow Brick Road, dell’Ambassador, risulta essere ricco di cibi indiani e continentali, (molto meglio della colazione), e soddisfacente da un punto di vista qualitativo, anche se i prezzi sono decisamente al di sopra della media.

Sono circa le 14.30 e siamo pronti per trasferirci ad Agra. Contrattiamo il prezzo del trasferimento con dei tassisti nel parcheggio dell’hotel, e ci accordiamo per quasi la metà (circa 4000 rupie) del prezzo proposto dalla reception dell’hotel. Il tassista, Rocky, è un uomo maturo con occhiali e capelli ramati, con un sorriso perpetuo e un ottimo inglese. Percorriamo 217 km in circa 4 ore, alternando tratti di strada scorrevoli, a tratti caotici rallentati da mucche o più raramente da bufali e pecore. Durante il percorso Rocky, tra una chiacchiera e l’altra, tra una canzone indiana, un consiglio e una risata, ci chiede di richiamarlo come autista, per le visite del giorno dopo ad Agra, per almeno 20 volte. Alle 18.30 circa, giungiamo al nostro Hotel, il Trident Agra, dove resteremo per due notti. Accoglienza calda, drink di benvenuto e rapido check-in. Mentre mi occupo di sistemare le valigie, il resto della famiglia si concede un’oretta di relax e gioco in piscina. Il Trident Agra è l’ hotel perfetto, situato in una buona posizione, dotato di camere accoglienti, di una piscina pulita, di un immenso giardino, di un buon ristorante, di intrattenimenti serali, di prezzi non eccessivi, e di uno staff sempre disponibile. Ceniamo in hotel e decidiamo di prendere 2 menù a buffet da 1500 rupie per tutti e tre, con qualche richiesta specifica per la bambina. La cena comprende pietanze indiane, orientali, italiane, molto buone per qualità. Dopo cena, assistiamo allo spettacolo delle marionette indiane, partecipiamo alla creazione artigianale di vasi di argilla, negoziamo con gli artigiani presenti per l’acquisto di alcuni bracciali e oggetti in legno, giochiamo un po’ a biliardo, poi a ping pong, poi a corsa nel giardino, fino all’esaurimento delle forze.

IV° giorno: Visita al Taj Mahal, una meraviglia di questo mondo.

Ci alziamo di buon’ora in una giornata nuvolosa. Contattiamo il tassista Rocky, e fissiamo un’ora precisa per partire. Ottima colazione in hotel con ampia scelta di prodotti sia indiani che occidentali. Esplorazione dell’immenso giardino dell’hotel, ove scorazzano diversi pavoni, scoiattoli, ed innumerevoli specie di uccelli. All’ora prestabilita, partiamo per il Taj Mahal. Rocky rimarrà a disposizione per la mattina e il pomeriggio, per 600 rupie. Dopo 10 minuti (2,7 km dall’hotel), raggiungiamo l’apposito parcheggio dei taxi, situato a circa 1 km dal Taj Mahal. Da questo punto inizia un bel viale pedonale, prima alberato, poi fiancheggiato da negozi, percorribile a piedi o con comoda navetta (100 rupie a persona). Dopo aver comprato i biglietti per il Taj Mahal, è necessario passare, all’ingresso, attraverso un sistema di controllo estremamente rigido, presieduto da militari armati. Non è consentito portare alcun cibo. Il Taj Mahal (Palazzo Taj), (6-19, chiuso il venerdì, costo: 1100Rs+200Rs per il museo per gli stranieri, 50Rs per gli indiani) è un meraviglia di questo Mondo: uno straordinario mausoleo di epoca Moghul, risalente al XVII ° secolo, situato lungo il fiume Yamuna, dedicato a Mumtaz Mahal, moglie dell’imperatore Shan Jahan.

Il complesso si compone di 5 elementi principali: Darwaza (portale), Baeecha (giardino), Jawab Masjid (moschea), Mehmaan khanah o Jama’t Khanah (casa degli ospiti) e il mausoleo. L’area cha va dall’ingresso al Portale di accesso, corrisponde al cortile (Jilaukhana), caratterizzato da un viale fiancheggiato da edifici in arenaria rossa, con porticato e stanze incorniciate da colonne e archi a più cuspidi. E’ lungo questo viale che si viene assaliti da guide e fotografi. Arriviamo al Portale Moghul (Darwaza), il punto di transizione, secondo l’islamismo, tra il mondo materiale esterno, e lo spazio sacro e spirituale interno. Si tratta di un impressionante struttura in arenaria rossa e marmo bianco decorato, caratterizzata da un apertura centrale ad arco ogivale con all’interno 6 piccole aperture identiche su due piani. Lateralmente all’apertura centrale vi sono due nicchie su due piani, superiormente, 22 cupole poste su due file, sorrette, ognuna, da due file di archi. Ai 4 angoli si ergono 4 torri ottagonali, sovrastate da cupole sorrette da 8 archi. Dall’apertura d’ingresso si scorge il Mausoleo, che appare all’improvviso, come in un sogno fumoso, in tutta la sua magnificenza. Gli occhi si spalancano, estasiati, davanti ad una bellezza indescrivibile, e divengono lucidi, poi ricolmi di lacrime. Solo in altre due occasioni di viaggio, ho avuto le stesse sensazioni: di fronte al Grand Canyon in Arizona, e davanti ad Angkor Wat in Cambogia. Dopo le foto di rito accediamo al Giardino (Baeecha), il paradiso dei musulmani, diviso simmetricamente in 4 parti, da due canali incrociati al centro, ove sorge una vasca con la fontana principale. Il giardino presenta aiuole di fiori, viali alberati e canali d’acqua, che riflettono specularmente l’immagine del Taj Mahal. Lungo il tragitto si notano gli sgargianti sari colorati delle donne indiane, che creano contrasti spettacolari con le strutture del Taj Mahal.
Raggiungiamo l’accecante Mausoleo, completamente rivestito di marmo bianco, ed arricchito da decorazioni floreali, geometriche e calligrafiche, in pietre preziose e semipreziose. Il Mausoleo è posto su un terrazzamento marmoreo sopraelevato, di forma quadrata, con ai vertici, 4 minareti. Sul terrazzamento si accede con calzari, tramite scale nascoste con accesso controllato. Dal terrazzamento i panorami sul fiume sacro Yamuna, sui minareti, sul Mausoleo e sull’intero complesso, sono fantastici. Il Mausoleo è una struttura rettangolare sormontata da una meravigliosa cupola centrale (alta 73 metri) attorniata da 4 cupole minori. L’ingresso alla tomba è segnato da 4 enormi portali a volta ogivale, delimitati da due facciate identiche più piccole e sovrapposte. I 4 minareti, situati ai vertici del terrazzamento, alti 43 metri, mostrano anch’essi rivestimento in marmo bianco, e sono sormontati da cupole sorrette da 8 archi (chattris). Al centro del Mausoleo è posta la stanza principale, contenente i cenotafi marmorei decorati dell’imperatore Shah Jahan e della moglie. Al di sotto della stanza principale, è posta una camera minore, contenente le tombe vere e proprie.
La Casa degli Ospiti (Mehmaan khanah o Jama’t Khanah)
, posta ad est del Mausoleo, è un maestoso edificio in arenaria rossa, con cupole e decorazioni di marmo bianco, con aperture e facciate simili a quelle del mausoleo, e con torri ai vertici, finemente decorate e sormontate da chattri. L’edificio si continua lateralmente con due porticati voltati e terrazzati, che lo uniscono, con due splendide torre esagonali. Le torri presentano doppia terrazza, archi elaborati, recinzioni con grate traforate, decorazioni in marmo bianco, e un tipico chattri superiore. La torre nord affaccia sul fiume Yamuna, e guarda verso l’esterno del sito, ove si trova un’area alberata, visitabile e gratuita, contenente un piccolo tempio indù, e con qualche barchino ormeggiato lungo la sponda del fiume. Tale area è da tenere presente per chi vuole avere una diversa prospettiva del Taj Mahal, attraverso un giro in barca sul fiume Yamuna.
La Moschea (Jawab Masjid), posta ad ovest del Mausoleo, è identica allo Mehmaan Khana, con differenze legate alla presenza del mihrab, alla diversa pavimentazione e alle citazioni del Corano. Nella zona occidentale del complesso, tra il portale d’ingresso e la moschea, si trova il Jal Mahal o Taj Museum, un padiglione caratteristico, in arenaria rossa, adibito a museo, che ospita una piccola selezione di reperti storici. Il tempo necessario per la visita dell’intero complesso è di almeno 3 ore. Non abbiamo ingaggiato alcuna guida essendo il nostro ritmo di visita molto incostante, né fotografi, nonostante l’incalzante offerta all’ingresso. Lungo il percorso, è buon uso esaudire il desiderio di tanti indiani, di avere una foto ricordo insieme a persone di altra razza. L’area antistante il Taj Mahal, presenta bar e negozietti di artigianato locale, estremamente interessanti, con possibilità di acquistare oggetti originali, soprattutto in marmo, e dietro consueta contrattazione, a prezzi molto convenienti. Il consiglio è di esplorare i negozi di quest’area, senza farsi intimorire dagli inviti, spesso logoranti, dei negozianti, e senza dare troppa attenzione ai consigli interessati del tassista di turno, il cui unico scopo è quello di condurre il turista nel “suo“ negozio, ove comprare gli stessi articoli a prezzi 10 volte superiori. Sulla strada verso il parcheggio comincia a piovere a tratti. Nell’attesa della navetta compriamo dei souvenir da un gruppo di ragazzini capeggiati da una femminuccia molto sveglia. Questa ragazzina, vedendoci in difficoltà con bambina e passeggino, sotto la pioggia, per disobbligarsi degli acquisti, all’arrivo della navetta, ci salta su, e ci conserva lo spazio necessario per salire e sederci, a dispetto dell’avventarsi di altri visitatori. Poi ci fa un sincero sorriso, ci saluta e scende rimanendo al centro strada, scomparendo come un angioletto sotto la foschia della pioggia, all’allontanarsi del mezzo. Raggiunto il parcheggio, torniamo in hotel.

A questo punto, moglie e figlioletta decidono di rimanere in hotel per il pranzo, e in piscina per il pomeriggio; il sottoscritto, invece, decide di raggiungere, con Rocky, ad una distanza di 5,3 km dall’hotel, per 12 minuti di tempo, un altro luogo simbolo della città: il Forte di Agra. Intanto la pioggia comincia ad essere più costante e fastidiosa, rendendo subito difficoltosi gli spostamenti. Il Forte di Agra (6-18, 650Rs per gli stranieri e 50Rs per gli indiani) è una cittadella fortificata in arenaria rossa, con palazzi, moschee, giardini e torri, contigua al fiume Yamuna, costruita, nel 1565, dall’imperatore Mughal Akbar. Si accede dalla monumentale Porta Amar Singh, sul lato meridionale, considerata la più imponente e bella delle 4 porte, per la finezza artistica degli intarsi su pietra e per gli intricati mosaici marmorei. Dopo l’ingresso dalla porta sud, si apre un immenso prato, delimitato da siepi e punteggiato da alberi, abitato da scoiattoli ed esplorato da scimmie, sul cui perimetro di destra (est) si ergono i principali edifici del Forte: i resti del Akbari Mahal (Palazzo di Akbar), il Jehangiri Mahal (Palazzo Jehangiri) e il Diwan-I-Am (Sala delle Udienze Pubbliche). Il Jehangiri Mahal è un palazzo in arenaria rossa, estremamente decorato, in stile indo-islamico, caratterizzato da 4 cortili e da una serie di camere e sale, ove ogni finestra, ogni mensola e ogni pilastro, è una meticolosa opera d’arte. Il Diwan-I-Am (Sala delle Udienze Pubbliche) è un enorme padiglione colonnato, con aperture a volta merlata, fronteggiato da un ampio giardino, ove l’imperatore incontrava il pubblico, e dal trono, in marmo bianco decorato. Sul lato nord, chiudono il forte, le moschee Moti Masjid (Moschea delle Perle), caratterizzata da edifici interamente rivestiti da marmo bianco, con ampio cortile, maestose cupole, chattri, colonne e archi a volta merlata, e Nagina Masjid (Moschea Gioiello), una piccola moschea privata, in marmo bianco, costruita per le signore della famiglia reale, contraddistinta da tre cupole contigue, da eleganti colonne con aperture a volta merlata, e da un lussuoso passato bazar (Mina Bazar). Internamente si ammira il Khas Mahal o Palazzo Reale, un’ elegante edificio rivestito da marmo bianco ricoperto da incisioni floreali, incastonato tra due padiglioni dorati con colonne ed archi merlati, da cui si ammira uno spettacolare panorama sul fiume Yamuna e sul Taj Mahal. Ad est del Khas Mahal, si erge il Musamman Burj, un’ alta torre ottagonale con cupola dorata, a due piani, con edificio in marmo bianco finemente scolpito, balconi, e terrazzo con splendido panorama sul Taj Mahal. Tale torre fu il luogo in cui Shah Jahan passò gli ultimi anni della sua vita. Di fronte al Khas Mahal, si trova l’Angoori Bagh (Giardino dell’Uva), diviso in 4 parti (Char Bagh) con fontana centrale. Segue il Machchi Bhawan (Palazzo dei Pesci), caratterizzato da un imponente palazzo a due piani, in marmo ed arenaria rossa, con porticato con colonne e volte merlate, che delimitano un ampio giardino centrale che un tempo conteneva vasche con fontane e pesci. Altra splendida struttura è il Diwan-I-Khas o Sala delle Udienze, caratterizzata da una struttura marmorea su piattaforma rialzata, con una sala aperta all’esterno delimitata da colonne ed archi, ed una sala interna rivestita da marmi riccamente decorati o finemente scolpiti. Ricordiamo infine, il magnifico Shish Mahal (Palazzo di Cristallo), caratterizzato da pareti e soffitti con decorazioni in pietra dura, mosaici intarsiati di specchi e marmo. La visita merita almeno 2 ore di esplorazione, anche se, a causa degli scrosci continui del monsone, ho impiegato più tempo. Il momento più ricordevole è quando mi sono “fermato”, sedendomi sul pavimento marmoreo del Diwan-I-Khas, guardando il temporale all’esterno, attorniato da decine di famiglie indiane sedute, intente a chiacchierare, a giocare con i figli e a sorridere. Ho percepito in loro, un senso di calma e una gioia nei rapporti umani, sempre più raro nella nostra società. Non c’è più tempo per visitare le altre meraviglie di Agra ,come la Tomba di Akbar, il Mausoleo di I’Timad-ud-Daulah, il giardino Mehtab Bagh, ecc. Personalmente ritengo che, per visitare Agra, siano necessari almeno 48 ore. Ritorno in hotel, mi unisco con il resto della famiglia, e dopo la doccia, scendiamo nel ristorante per la cena. Cena sempre ottima per varietà, qualità, quantità e costo. Seguono gli infiniti giochi in hotel prima di andare a letto.

V giorno: Il Parco Nazionale di Keoladeo, il pozzo Chand Baori e spostamento a Jaipur

Ci alziamo con calma in una giornata soleggiata. Dopo ottima colazione in Hotel, contrattiamo con tassista nel parcheggio dell’hotel per il trasferimento a Jaipur, capitale del Rajasthan, distante 246 km, e 4-5 ore circa da Agra (Uttar Pradesh). Spuntiamo un buon prezzo (5500 rupie) per un auto van nuova, molto spaziosa e con interni in pelle. Il tassista, in divisa, piccoletto e baffuto, sembra molto professionale, disponibile, e parla un ottimo inglese. Le tappe lungo il tragitto, sarebbero dovute essere, l’antica città fortificata dell’imperatore moghul Akbar, Fatehpur Sikri, e il Chand Baori di Abhaneri. Tuttavia, con mio dispiacere, cambiamo programma, preferendo a Fatehpur Sikri, come diversivo, il Parco Nazionale di Keoladeo, a Bharatpur.
Il Parco Nazionale di Keoladeo (6.30-17 in inverno, 6-18 in estate, 400 Rs per gli stranieri + 600Rs per il risciò per 3 ore o 150 INR per bicicletta per 3 ore, 50Rs per gli indiani) è una riserva naturale protetta, caratterizzata da incredibili paesaggi con laghi, paludi, praterie e foreste, attraversata da un viale pedonale e ciclabile, da dove si possono ammirare tanti animali, soprattutto uccelli, come aironi, ibis, cormorani, spatole, cicogne, gru, aquile, falchi, pavoni e altre centinaia di specie, ma anche macachi, cervi, antilopi, serpenti, tartarughe, anfibi, ecc. Il nome del Parco è legato alla presenza di un antico tempio indù al suo interno, il cosiddetto Keoladeo Shiv, vecchio di 350 anni. La visita del santuario è divertente, coinvolgente ed inaspettatamente bella, anche se tre ore passano davvero troppo in fretta, e non riusciamo a coprire l’area con la maggiore concentrazione di volatili. Ritorniamo in auto e proseguiamo per Abhaneri. Lungo il percorso mentre comincio ad appisolarmi, in un attimo mi accorgo che le palpebre del nostro autista erano chiuse, realmente chiuse! Si stava addormentato o lo era già. Lo sveglio e lo invito a fermarsi, obbligandolo a mangiare dei biscotti e uno dei panini che avevamo preparato per il trasferimento. Alla guida, i tassisti reclutati hanno sempre guidato lentamente, ma avevano quasi tutti questa tendenza, potenzialmente fatale. Considerando che questi autisti sono professionisti assoldati da hotel a cinque stelle, non oso immaginare cosa potrebbe accadere utilizzando Uber, tanto pubblicizzata per i prezzi più contenuti, che notoriamente utilizza il servizio di gente comune, quindi di autisti non professionisti. Ritorniamo a percorrere la strada, e questa volta di dormire non se ne parla. Raggiungiamo il Chand Baori (8-18, 300Rs per gli stranieri, 25Rs per gli indiani), nel villaggio di Abhaneri.
Il Chand Baori è una spettacolare opera geometrica, costruita dal re Chanda Raja nell’ VIII ° secolo. Il Chand Baori è uno dei pozzi a gradini (baori) più profondi ed importanti dell’India, composto da 3500 simmetrici gradini, disposti su 13 piani, che scendono ad una profondità di 20metri. Questi pozzi, diffusi soprattutto negli aridi Rajasthan e Gujarat, erano usati non solo per l’approvvigionamento dell’acqua, ma anche come luoghi di socializzazione e di riposo. Le scale circondano l’acqua sui tre lati, mentre il quarto lato è dominato da un padiglione a tre piani con gallerie sostenute da pilastri, finestre intagliate e balconi sporgenti con sculture. Sotto il porticato con colonne ed archi, che delimita il terrazzamento da cui si ammira il pozzo, si possono ammirare tanti antichi reperti scultorei indù. Adiacente al Chand Baori, su un terrazzamento in pietra, si erge il bel Tempio indù di Harsat Mata (dea della felicità e della gioia), costruito tra il VII ° e l’ VIII ° secolo, di cui rimangono preservate poche, ma affascinanti strutture come il mandapa con cupola e colonne, le fini incisioni, la scalinata, e l’enorme piattaforma in pietra. La durata della visita del Chand Baori e del Tempio di Harsat Mata, è di circa 1 ora e mezza. Se si ha ancora un po’ di tempo disponibile, ci sono alcuni isolati negozi di artigianato locale, proprio di fronte al Tempio di Harsat Mata, che meritano una visita sia per la qualità degli oggetti, sia per i prezzi davvero molto convenienti, non più ritrovati nel resto delle aree visitate.

Ci rimettiamo in auto, appena in tempo per il sopraggiungere di un improvviso temporale, e in circa 2 ore (9 4km), raggiungiamo Jaipur, la capitale del Rajasthan, la bellissima Pink City (anche se il colore predominante dei palazzi non è rosa ma salmone). Soggiorniamo per 3 notti al Trident Hotel Jaipur, situato tra l’Amber Fort e la Città Rosa, lungo il lago Man Sagar ove si erge il famoso Palazzo d’acqua di Jaipur o Jal Mahal. L’hotel presenta camere pulite e panoramiche, una bellissima piscina, interni in marmo, bel giardino, ottimo ristorante con piatti indiani, orientali e continentali, staff sempre disponibile, prezzi non eccessivi, almeno fino a quando, al momento del check-out, abbiamo dovuto pagare una sovratassa “statale” corrispondente al 18% del totale, che non ci era stata comunicata. Anche qui vi sono dei negozietti, alcuni spettacolini serali, la musica indiana di sottofondo. Come al solito mi occupo di sistemare le valigie, mentre il resto della famiglia si gode gli ultimi scampoli della giornata in piscina. Cena molto variegata nel ristorante dell’hotel, con menù alla carta, a buffet o su richiesta, allietata da dolcissimi camerieri.

 

VI° giorno: In giro a Jaipur tra splendidi palazzi

Ci alziamo in una giornata di sole molto calda. Dopo superba colazione in hotel, reclutiamo un tuk tuk, che ci conduce in 12 minuti (5 km), al centro di Jaipur, in prossimità del Palazzo della Città (9.30-17, 19-22 per la visita notturna; per gli stranieri :700Rs, 2000Rs per il Royal Grandeur, 3500 Rs per il Royal Splendor (400Rs, 1500Rs e 2000Rs tra 5 e 12 anni), per gli indiani: 200Rs, 1500Rs per il Royal Grandeur, 3000Rs per il Royal Splendor). Scendiamo all’altezza dell’area tra la Sireh Deori, antico portale color salmone con decorazioni bianche, facente parte delle vecchie mura difensive di Jaipur, e lo splendido portale Nakkarkhana Pol, di colore giallo con decorazioni blu, con apertura ed ingresso ad arco ogivale, e due pareti laterali con jharokha, i balconi tipici dell’architettura indiana, sormontati da chattri.
Proseguiamo a piedi per pochi minuti, prima di raggiungere il portale di ingresso vero e proprio del City Palace, l’Udai Pol, sul lato ovest, ove si trova come riferimento, il Baradari Restaurant Bar. L’Udai Pol, fiancheggiata da due cannoni d’epoca, si contraddistingue per gli intrigati disegni floreali della facciata e per il triplo arco.
Decidiamo di comprare i biglietti per il Royal Grandeur, che comprende la guida obbligatoria, e che differisce dal Royal Splendor, solo per la mancata visita di alcune stanze reali. Il Palazzo della Città è un complesso di edifici costruiti, in arenaria rosa e rossa, in stile Rajput, Mughal ed europeo, nel XVII ° secolo, dal Maharaja Jai Singh II, ed ampliato nei decenni successivi. I primi edifici che si possono ammirare dopo l’ingresso, sono il Diwan-e-Aam e il Diwan-e-Khas. Il Diwan-e-Aam (Sabha Niwas) o Sala delle Udienza Pubbliche, è una struttura, attualmente in manutenzione, caratterizzata da una sala incantevole con soffitto finemente decorato in colori rosso e oro, adibita a museo. Il secondo, il Diwan-e-Khas o Sala delle Udienze Private, è un padiglione color salmone, aperto, con base rialzata marmorea e con colonne sovrastate da ampi archi merlati. Le pareti e i soffitti presentano meticolose decorazioni bianche. Due gigantesche urne d’argento sono custodite nell’edificio. Segue il Ridhi Sidhi Pol, una magnifica porta a quattro piani, usata dai Maharaja per entrare nella loro residenza privata. Sulla destra della porta, c’è l’accesso con il corridoio che conduce sia alle scale per i piani superiori del Chandra Mahal (Palazzo della Luna), ove risiede la famiglia reale, sia al cortile Pritam Niwas Chowk. Il Chandra Mahal è uno splendido edificio a 7 piani, con balconi, archi e cupole, di colore giallo, con facciate rosse e infissi verdi. Visitiamo al IV ° piano, lo Shobha Niwas o Salone di Bellezza, una splendida area con soffitti, pareti, archi e colonne completamente rivestiti da foglie d’oro, lavori di specchio, dipinti e decorazioni floreali. Poi saliamo sulla terrazza, dai cui porticati con archi a volta merlati, si aprono impareggiabili panorami di Jaipur. La presenza della bandiera dei Maharaja, issata sulla cima del Chandra Mahal, indica la presenza nel Palazzo della famiglia reale. Altre meravigliose stanze, non comprese nel ticket, sono la Chhavi Niwas, camera bianca con intricate decorazioni floreali blu, e la Rang Mandir caratterizzata da elaborati lavori di specchio. Indi, scendiamo a piano terra, e accediamo al Pritam Nivas Chowk, un incantevole cortile delimitato dalle strutture del Chandra Mahal. Sui lati del cortile, si ammirano 4 portali, sormontati da balconi con cupola rettangolare e 3 aperture ad arco, splendidamente scolpiti e dipinti con i temi delle 4 stagioni: Porta del Loto (Lotus Gate – estate), Porta della Rosa (Rose Gate – inverno), Porta del Pavone (Peacock Gate – autunno) e Porta Verde (Green Gate – primavera).
Procediamo poi verso il primo cortile del City Palace, dominato dal Mubarak Mahal o Palazzo Propizio, una complessa haveli multistile, a due piani con terrazzo, dominata da archi, dall’abbagliante bellezza e ricchezza architettonica. Oggi l’edificio è adibito a museo, con un ampio repertorio di tessuti, abiti preziosi e stampe antiche. Sul lato est del cortile si trova un grande edificio, l’Indian Heritage Art and Craft , che ospita artigiani ed artisti con i propri manufatti, tipici di Jaipur, che includono lavorazioni in lacca, in metallo, in marmo, pittura in miniatura, tessuti e sculture in legno. Seguono i musei del Palazzo della Maharani e del Bhaggi Khana. Successivamente attraversiamo lo splendido portale Sarhad ki Deorhi o Singh Pol, in marmo bianco, caratterizzato da un portone di ottone fiancheggiato da due elefanti marmorei finemente cesellati, e da balconi e facciate voltate, finemente scolpite. Ricordiamo il momento con le classiche foto di rito (con mancia), scattate insieme alle caratteristiche guardie baffute, con vestito bianco e turbante rosso, poste all’ingresso del portale. Dalla Singh Pol ritorniamo all’area del Diwan-I-Aam, delimitata tutt’intorno da mura rosa decorate, all’altezza della gialla Torre dell’Orologio (Clock Tower), fino a raggiungere l’uscita. La durata della visita e’ di circa 2-3ore.

Per qualsiasi spostamento nella città, è bene utilizzare sempre i tuk-tuk, sia per il caldo, sia per risparmiare tempo e fatica, sia per i prezzi convenienti, sia per le approssimative condizioni strutturali, di pulizia e di sicurezza dei passaggi pedonali (che sono un cantiere continuo). Così, raggiungiamo per 100rupie, la vicina area dell’Hawa Mahal, a distanza di circa 600 metri dal City Palace. L’Hawa Mahal è un incredibile palazzo in arenaria rosa e rossa, costruito nel 1799, dal Maharaja Sawai Pratap Singh, in stile misto indù Rajput – islamico Moghul. La famosa e spettacolare facciata esterna (corrispondente alla parte posteriore), di forma piramidale e a 5 piani, ha una caratteristica struttura a “nido d’api”, con 953 finestrelle (Jharokha) decorate con intricati tralicci, la cui funzione era sia quella di consentire alle dame reali di osservare l’area sottostante senza essere viste, sia quella di favorire il passaggio di aria fresca. I baldacchini a cupola, le finestre verdi in miniatura, le griglie, le decorazioni, gli intagli, le cupole di arenaria, ne conferiscono un effetto magico. Dopo le foto di rito davanti al palazzo, attraversiamo la strada, e ci dirigiamo verso delle scale poste proprio di fronte all’Hawa Mahal, che conducono ad alcuni bar terrazzati.
Saliamo al Wind View Cafè, con vista meravigliosa sull’Hawa Mahal. Il ristorante è di proprietà di un indiano che ha lavorato a Roma per anni, e che ha imparato a cucinare italiano. Infatti il bar serve, oltre ad un ottimo caffè e bevande varie, anche pizza e pasta di discreta qualità. Il proprietario parla anche un ottimo italiano e ci dà dei consigli utili su eventuali acquisti. Lui stesso è proprietario di un’ interessante gioielleria all’interno del palazzo, che abbiamo visitato prima di andare via. Confortato dall’ambiente pulito e sicuro, approfittando della pausa pranzo e riposo, decido di allontanarmi per visitare gli interni dell’Hawa Mahal (9-17, 200 Rs stranieri, 50 Rs per gli indiani). A 100 metri, sulla destra della famosa facciata dell’Hawa Mahal, vi è un passaggio pedonale che conduce ad un’area silenziosa ove risiede il tempio indù Govardhan Nath Ji. Tale tempio, dedicato a Krishna, è caratterizzato all’esterno, da un ingresso a tre arcate a volta merlata, da pareti di colore rosa con pitture murali, e da un piccolo giardino con panchine e un enorme ficus centrale. Dal Tempio, dopo pochi metri, si attraversa una porta ad arco ogivale, incastonata tra gli edifici storici, di color giallo paglierino, dell’area del Palazzo della Città. Tale porta immette, su un ampio viale pedonale, ordinato ed accogliente, basaltato ed alberato, che conduce all’ingresso dell’Hawa Mahal. Pago il biglietto. All’entrata, è posto un portale bianco, a più cupole, con sculture di divinità indù, che dà accesso ad un ampio cortile interno. Il cortile, incentrato da fontana, è delimitato sui tre lati da un porticato voltato giallino, ed è sormontato, sul lato di fronte, da edificio giallino, a più piani, con facciata rosa-rosso centrale superiore, elaboratissima, “a nido d’ape”, del tutto identica a quella della facciata principale. Il primo piano comprende un’enorme terrazza e diverse camere vuote. Attraverso rampe e passaggi angusti, si passa ai piani superiori, ove possono essere esplorate le nicchie contenenti finestrelle con porticine di legno dipinte in verde, inglobate da finestroni di pietra, con grata spesso coperta da vetro colorato. Le cupole gialle e rosa-rosso sormontate da strutture decorative d’oro, creano sullo sfondo del palazzo, un effetto stupefacente. Spettacolari sono naturalmente i panorami sulle strutture del City Palace, specie sul vicino Jantar Mantar, un sito turistico con strumenti astronomici del XVIII ° secolo, e sui palazzi storici lungo l’Hawa Mahal Rd. Riesco addirittura a salutare, di fronte, a distanza, la mia famiglia sul terrazzo del Wind View Cafè. La visita, molto rapida, dura in totale circa 1 h e 30, ma gli scorci estremamente affascinanti, panoramici ed architettonici dell’Hawa Mahal e dell’area antistante, sono tra i migliori del viaggio. Ritorno al Wind View Cafè, recupero il resto della famiglia, e iniziamo un po’ di shopping nei negozi dell’area.

Dopo un’oretta prendiamo il tuk tuk e torniamo in hotel (4,5 km circa 10 min). Completiamo il pranzo della bambina nel Ristorante dell’hotel. Nel pomeriggio, figlia e moglie decidono di rimanere in piscina, per giocare e rilassarsi rispettivamente, con servizio bar annesso (con lassi al mango superlativi). Il sottoscritto, invece, riprende il tuk-tuk e raggiunge il Gaitor Ki Chhatriyan, distante 3,7km e circa 10 minuti dall’hotel. Il Gaitor Ki Chhatriyan (9.30-17, 30rs a persona) è una gemma di Jaipur, racchiusa tra le colline Aravalli, situata a valle del Forte di Nahargarh e del Tempio di Garh Ganesh, incomprensibilmente poco turistica, dominata da un silenzio stravolto solo dagli striduli richiami dei pavoni e da alcune grida di scimmie. Si tratta del crematorio reale dei marahaja Kachwaha, della dinastia Rajput, risalente al XVIII ° secolo. Dopo il bel portale d’ingresso, si ammirano decine di splendidi cenotafi (ove veniva cremato il reale), costruiti in marmo bianco o in arenaria chiara, caratterizzati da una base sopraelevata, da colonne, e da uno o più cupole a forma di ombrello (chattris). Alcuni cenotafi sono impreziositi da intricati intagli riproducenti elefanti, cavalli, scene di combattimenti, divinità indù, musicisti, ecc.. I cenotafi più sfarzosi sono quelli di Sawai Jai Singh II (fondatore della città), Sawai Ram Singh, Sawai Madho Singh e Sawai Pratap Singh. Il sito, delimitato da mura dipinte in giallo paglierino, con sculture intagliate, si compone di tre aree, la più antica delle quali e’ situata più lontana dall’ingresso e più addossata alle colline. Contigua con essa vi sono due enormi ficus e un tempietto indù dedicato a Ganesh. Il sito è meraviglioso, e invita alla meditazione e all’esplorazione. La visita, infatti, può durare da 1 ora all’intera giornata per le possibili escursioni associate. Sulla destra dell’ingresso del complesso, si nota una scala, in pietra, molto lunga, che si inerpica sulle colline Aravalli, che conduce al panoramico Tempio Garh Ganesh (da consigliare a chi ha tempo e gambe). Altro lungo sentiero a gradini, ha inizio dietro ai cenotafi, e conduce al tempietto induista Jeen Mata, al Kadamb Kund (un bel pozzo a gradoni, sconosciuto ai turisti), e da qui ancora ad altri piccoli templi (Shiv Mandir e Kadambeshwar Mahadev). Altro sentiero di scale (ben visibile) si inerpica sulla sinistra dei cenotafi verso il Forte di Naharghar. I locali percorrono questi sentieri normalmente, anche se consigliano di fare attenzioni ad ipotetici incontri con animali selvatici, quali scimmie, leopardi e serpenti. Riprendo il tuk tuk con un altro driver, questa volta molto simpatico, con una buona conoscenza di inglese e di qualche parola in italiano. Mi conduce all’area dei bazar, al centro di Jaipur, a sud del City Palace e dell’Hawa Mahal. Ci sono diversi bazar, i più vicini sono il Johari e il Tripolia ove abbondano gioiellerie, seguono il Bapu Bazar, famoso per i prodotti in cuoio, il Nehru Bazar, famoso per gli indumenti e i tessuti, il Kishanpole Bazar e il Chandpole Bazar. I bazar risiedono, per buona parte, nei porticati continui degli edifici, ove si susseguono negozi senza fine; pertanto la visita risulta piacevole, condotta prevalentemente su comodi passaggi pedonali e all’ombra. Dopo aver visitato alcuni negozi, ritorno con tuk tuk al Trident Hotel (5km, circa 15min).

Raggiungo in piscina il resto della famiglia. Dopo doccia e breve pausa, con mia figlia che sfoggia per la serata uno splendido completo del Rajasthan, siamo pronti per rituffarci sulle strade di Jaipur, con destinazione al Narain Niwas Palace, situato 8 km a sud (circa 20min). Per mete più lontane rispetto al posto ove si soggiorna, è consigliabile prendere un taxi, per evitare l’eccessivo smog. E’ importante assicurarsi che il driver, del taxi o del tuk tuk, conosca realmente la destinazione, magari usando il gps, non a parole, solo per accaparrarsi il cliente. Altrimenti da 20 minuti, ce ne vogliono il doppio come è successo a noi. Attraversiamo in un traffico infernale, l’Hawa Mahal Rd, e ad ogni stop, sorridiamo con i nuovi passeggeri di turno, che sono talmente vicini, sugli altri tuk tuk , da sfiorarci le mani. Tutti suonano i clacson, ma nessuno si arrabbia, nonostante le manovre azzardate e i contatti fisici costanti tra i mezzi. Dopo più giri della stessa strada, riusciamo ad arrivare a destinazione. Si tratta di un’ampia area immersa nel verde, molto elegante, su cui sorge il bellissimo palazzo storico adibito ad Hotel, Narain Niwas Palace, e diversi ristoranti come il Bar Palladio con cucina italiana, il Shikaar Bagh Restaurant con cucina indiana, orientale ed europea, e l’Imperial Lancers Restaurant. I primi due ristoranti hanno una scenografia e un’atmosfera molto attraente. Avevamo deciso per il Shikaar Bagh, più frizzante e meno formale, ma poi per la solita ragione di andare su piatti più appetibili per la nostra bambina, decidiamo per il Bar Palladio. Il Bar Palladio presenta sale interne dipinte in blu con particolari decorazioni bianche, finestre arcuate, pavimento a scacchi, e giardino esterno con accoglienti gazebo. Appena arrivati la prima restrizione: in presenza di un minore non si può mangiare all’interno del locale, secondo una presunta regola di Jaipur. Ci accomodiamo fuori nonostante la serata minacciasse pioggia. Subito la seconda restrizione: vado in bagno e faccio un giretto all’interno del locale, e subito vengo richiamato per un tentativo di fare delle foto. Ritorno stizzito, convinto di ritornare allo Shikaar Bagh, ma mia moglie aveva ordinato, e l’acqua era già sul tavolo. I piatti arrivati con estremo ritardo, si rivelano discreti, sicuramente non eccelsi, ma commestibili. Altri lati negativi sono lo staff poco disponibile e i prezzi molto alti, completamente spropositati, rispetto alla qualità della cena e al servizio. Dopo cena, riprendiamo il tuk-tuk, che questa volta, in meno di 20 minuti, ci conduce all’hotel, passando per lo scenografico Albert Hall Museum (che non visitiamo) e per il Jal Mahal (Palazzo D’Acqua) sul lago Man Sagar.

VII° giorno: In visita a Forte Amber sugli elefanti + Forte Naharghar

Ci alziamo in una giornata soleggiata completamente priva di nuvole. Dopo ottima ed abbondante colazione-pranzo in Hotel, raggiungiamo col tuk tuk il Forte Amber, distante meno di 10 minuti (3.6 km) dal Trident.
Il Forte Amber (8-17.30, 550 Rs per gli stranieri, 50 Rs per gli indiani) e’ un’incredibile fortezza che si adagia sul profilo collinare dei monti Aravalli, accanto al lago Maotha, nel villaggio di Amer, 11 km a nord di Jaipur. Fu costruito, in stile indo-islamico dai Marahaja Rajput, nel XVI ° secolo. Arrivati al parcheggio delle auto, veniamo letteralmente assaliti dagli ambulanti. Compriamo qualcosa, così da allentare la presa, e ci divincoliamo nello stretto. Paghiamo il ticket (1000Rs) per la corsa su un elefante, e ci catapultiamo sulla sella come un’ancora di salvezza. Gli elefanti, coperti da un manto rosso con bordi viola e gialli, e da disegni colorati sulla proboscide, conducono i visitatori, in circa 20 minuti, al cortile principale del Forte. Attualmente, ogni elefante può fare “solo” 5 corse, e trasportare solo due persone alla volta, cosicchè l’esperienza possa essere fatta senza rimorsi e con più serenità. Una volta partiti, agli ambulanti che seguono insistenti dal basso, ai fotografi che spuntano sospesi sui speroni rocciosi della base del Forte, al sole che fa rimpiangere il monsone, e che picchia impetuoso nonostante i cappelli, si sommano i lamenti della nostra bambina, prima attratta dal pachiderma, poi impaurita dal suo movimento ancheggiante. Dopo un pò, la situazione si calma e finalmente “realizziamo” di stare in un posto unico al Mondo. Gli scorci panoramici sono spettacolari, e le scene con gli elefanti che risalgono sullo sfondo giallo delle mura, attraverso le porte del Forte, sullo sfondo delle colline circostanti cinte da mura merlate e torri di guardia, o del lago Mathoa con il seicentesco giardino Kesar Kiari, riconducono ai fasti del passato dei Maharaja.

L’ingresso principale avviene attraverso la Suraj Pol (porta del sole) che conduce al Jalebi Chowk, il cortile principale ove si adunavano i soldati, e ove scendiamo dall’elefante. La piazza è completamente delimitata dagli edifici del Forte e, sulla sinistra della Porta, si stagliano le incredibili strutture degli altri cortili, poste su livelli diversi, e a cui si accede da una scalinata laterale. All’ingresso vi è anche il piccolo tempio di Shila Devi, venerato dal re. Dopo aver fatto i biglietti e rifiutato l’ausilio delle guide, saliamo le scale laterali, oltrepassiamo un bel portale, e accediamo al secondo cortile che ospita il Diwan-I-Aam, o Sala delle Udienze Pubbliche.
Si tratta di un edificio in marmo ed arenaria rossa, caratterizzato da una base rialzata e da imponenti colonne lavorate, con capitello a forma di elefante. Si procede per la Ganesh Pol, uno stupefacente portale dedicato a Ganesh, che purifica simbolicamente gli individui, prima di entrare al cospetto del re. Il portale è caratterizzato da aperture ad arco ogivale, finestre superiori ad archi merlati, con grate con disegni geometrici, tre cupole: due sferiche laterali ed una rettangolare centrale. Le pareti sono adornate con intricati mosaici di dipinti con motivi floreali, intagli decorati e tralicci affusolati. Superiamo la porta e ci immettiamo nel terzo cortile ove si trovano gli appartamenti dei Maharaja. Il cortile comprende un bel giardino, in stile Moghul, che separa due edifici posti di fronte. Il primo, il Diwan-I-Khas o Sala delle Udienze Private, fu costruito durante il periodo di Mirza Raja Jai Singh (1621-67). Tale struttura è nota anche come Jai Mandir o Sheesh Mahal (Palazzo degli Specchi), per lo straordinario lavoro di vetro e specchi al suo interno. Infatti, le pareti e il soffitto sono rivestiti completamente da mosaici di vetro intarsiati e di specchi multistrato convessi, progettati in modo da creare uno effetto scintillante e tremolante sotto la luce delle candele. Il secondo edificio, posto di fronte al Jai Mandir, è noto come Sukh Niwas (Sala delle Delizie) cosiddetto perchè attraversato da un canale aperto con acqua corrente comunicante col giardino, che manteneva freschi gli ambienti. Il cortile presenta scale che conducono al terrazzamento che unisce, la parte interna del piano superiore della Porta di Ganesh, all’altezza delle finestre a grata, a due torrette laterali con cupola decorata, visitata abitualmente dalle scimmie. Da tale terrazzamento si aprono spettacolari panorami sul lago Mathoa, sull’abitato, sulle colline circostanti, e sul terzo cortile del Forte. A sud del terzo cortile, si trova il palazzo di Man Singh I, l’edificio principale e più antico del complesso. Nel cortile centrale del palazzo, si erge il padiglione Baradari, realizzato interamente su pilastri, che fungeva da luogo di incontro con le Maharani (regine della famiglia reale). Tutti i lati di questo padiglione sono collegati a diverse piccole salette con balconi aperti. Altre attrazioni del terzo cortile sono le Porte di Tripolia e del Leone.
Segue il quarto cortile, detto Zenana Deorhi, composto da diverse camere dove vivevano le madri e le mogli del re, insieme alle loro ancelle domestiche. Il tempo necessario per la visita e’ di circa 2-3ore, che naturalmente aumenta se si vuole raggiungere il Jaigarh Fort, percorrendo un oramai frequentatissimo, tunnel sotterraneo. Prima dell’uscita dal Forte, ci fermiamo per una pausa nel Cafè Coffe Day.

Usciamo dal Forte, oltrepassiamo il parcheggio delle auto, e a piedi in discesa, camminiamo per circa 800 metri, fino al Panna Meena Ka Kund. Questo tragitto a piedi è molto interessante, e lo consiglio vivamente a tutti, in quanto consente di osservare uno spaccato di vita quotidiana dell’area rurale di Amer, di notevole interesse culturale, per l’elevato numero di templi indù (Mandir) presenti. Passiamo, come riferimento, davanti al ristorante tipico Raj Kala Mandir e al piccolo Tempio indu’ Rameshwar. Raggiungiamo un caratteristico piazzale, su Sagar Rd, quasi sempre ospitante delle mucche, caratterizzato da due enormi ficus centrali, e delimitato dal Tempio dedicato a Shiva, Ambikeshwar Mahadev Mandir. Lo visitiamo rapidamente al cospetto di un sacerdote dalla calma imbarazzante, ammirandone le diverse guglie gialline. All’uscita, passiamo per il vicoletto sulla sinistra del Tempio, che conduce ad un altro antico Tempio indù, detto Kalyanji, caratterizzato da un pavimento basaltato, da un edificio malandato di notevole bellezza, da sculture di Shiva, e da una torre indù finemente lavorata. Sullo sfondo si ammirano le colline rocciose, sormontate dalle mura difensive con le torri di guardia del Forte, anch’esse raggiungibili attraverso scale. Passiamo per la stradina che circonda le mura di recinzione del Tempio Ambikeshwar, per arrivare alla spettacolare area del Panna Meena Ka Kund (ingresso libero, aperto h24). Si tratta di un pozzo a gradini di forma quadrata, con scale simmetriche e adiacenti su tutti e quattro i lati, e un edificio con tre aperture ad arco, sulla parete nord, utilizzata per le cerimonie religiose. Ai vertici della struttura vi sono delle torrette con cupola sorretta da archi (chhatri). Il colore della struttura è tipicamente giallo paglierino, come quella del Forte e degli edifici circostanti, ed in splendido contrasto con il verde brillante dell’acqua del pozzo, con il verde delle colline viciniori e con l’azzurro del cielo.

Dopo la visita, sulla strada di ritorno, a 300 metri di distanza, mantenendo la destra, troviamo un altro gioiello di Jaipur, il Tempio Shri Jagat Shiromani Ji (6-20, ingresso libero). Questo tempio indù fu costruito nel 1599-1608, dalla regina Kankawati, in memoria del defunto figlio Jagat Singh. Si accede da una scala in pietra, fiancheggiata da due splendide statue di elefanti realizzati con un’unica pietra di marmo, e attraverso un portale con due colonne finemente scolpite con architrave sormontata da cupola sorretta da pilastri. Il Tempio presenta per tutto il suo perimetro, spettacolari sculture ed incisioni vediche, in marmo chiaro, granito e pietra rossa. Sono rappresentati soprattutto sculture con divinità indù, elefanti, cavalli, musicisti. Molto elaborati, per intarsi e disegni, sono gli archi di volta e le colonne. Meravigliosamente scolpito, è l’altare interno, dedicato a Krishna, e la torre indù granitica scura (sikhara).
Sfiniti, ritorniamo in hotel col tuk-tuk. Figlia e moglie trascorrono il resto del pomeriggio in piscina e la sera in hotel. Io invece riprendo un tuk tuk, e per circa 500 rupie, raggiungo il Forte di Naharghar, arroccato sulle colline Aravalli, distante 10 km e circa 20minuti dall’hotel. Il Forte di Naharghar (10-17.30, 200Rs per gli stranieri , 50Rs per gli indiani) fu costruito da Sawa Raja Jai Singh II, nel 1734, e rappresentava, all’epoca, insieme al Forte di Amber ed al Forte di Jaigarh, il sistema di difesa di Jaipur. Dopo l’entrata, si accede ad un’ampia area cinta da mura in arenaria rossa, e punteggiata da grossi alberi. Sulla destra oltre ai panorami collinari, si ammira un pittoresco pozzo a gradini, con scale in pietra rossastra, disposte in diverse direzioni, delimitanti una vasca d’acqua salmastra verde. La struttura è sempre molto affascinante, nonostante non abbia la geometria e la simmetria dei pozzi già visitati. Andando dritti si raggiunge il punto più panoramico del Forte, noto come punto del Tramonto, che consente una strabiliante vista sulla città, particolarmente romantico al tramonto e di sera. Sulla sinistra, invece, si accede al Palazzo del Forte, a due piani con terrazzo, sempre di colore giallo paglierino. Dopo l’entrata ci si ritrova in un ampio cortile, di forma rettangolare, delimitato dalle pareti del palazzo, che appaiono decorate, provviste di balconi e mensole scolpite, di porte a volta merlata con intagli intricati e raffinati dipinti, e di piccole finestre. Le stanze sono purtroppo vuote, ma con pregevoli dipinti, e sono visitate costantemente dalle scimmie (macachi), che qui si muovono numerose, e pressoché indisturbate, e da qualche pipistrello. Le due aree più belle del Palazzo sono il Madhavendra Bhawan, che corrisponde alla camera del re e delle sue regine, e l’Hawa Mandir. La parte più interessante del Forte è l’immensa terrazza, sul cui perimetro e centralmente, si ergono caratteristiche strutture in pietra, a tre cupole, con centrale più grande, sormontate da pinnacoli scolpiti dorati, che nell’insieme creano un effetto scenografico spettacolare. Molto interessanti sono, naturalmente, anche gli scorci panoramici sulla città, specie al tramonto, quando il sole diffonde incantevoli sfumature arancioni. Dopo aver visitato il Forte, raggiungo lungo il decorso delle mura difensive, dopo il Ristorante Padao, il punto panoramico del “balcone”, una piccola area di avvistamento con una magnifica vista sulla città, particolarmente affascinante al tramonto e di sera. Indi ritorno al parcheggio dove il mio drive di tuk-tuk mi stava attendeva con impazienza. In 20 minuti circa sono in albergo. Ceniamo ottimamente nel ristorante dell’Hotel.